The Dream Syndicate – How did I find myself here
Il fatto che le band si sciolgano possiamo ormai considerarlo come un passaggio atteso, o da tenere quantomeno in conto, dal momento che tanto è accaduto e continua ad accadere nella storia dei più grandi gruppi di successo, o della maggior parte di essi. Purtroppo per noi però il ritorno non sembra essere altrettanto scontato, in quanto non tutte le band si riuniscono riassemblando i componenti e regalando nuovo slancio alla propria storia musicale. Possiamo comunque star certi del fatto che nessuno possa escludere il ritorno di un gruppo come predirne lo smembramento: tanti artisti hanno annunciato la fine di un’era nel momento in cui la loro carriera raggiungeva livelli apicali mentre altri sono tornati quando ai fan non restava che cercarli tra le pagine delle antologie del genere o nei vecchi vinili.
Quest’ultimo è forse il caso dei The Dream Syndicate il cui ritorno però, nonostante i lunghi 30 anni dal loro scioglimento avvenuto nel 1989, poteva già fiutarsi nelle occasioni di reunion temporanee come quella del 2012 in occasione di un festival musicale in Spagna. Certo, tornare dopo 30 anni vuol dire trovare un’altra generazione di ascoltatori e farsi conoscere da essi ma chi conosce la band americana può ben immaginare che questo non li preoccupi affatto.Pionieri e simbolo del Paisley Underground – un movimento nato a Los Angeles negli anni 80 e che ha riunito una serie di band vocate alla ricerca del sound psichedelico anni 70 – i Tds nascono nel 1981 dalla formazione originaria composta dal cantante e chitarrista Steve Wynn, la bassista Kendra Smith, il chitarrista Karl Precoda e il batterista Dennis Duck. Debuttano nel 1982 e si fanno subito riconoscere per l’inconfondibile sound acid rock e per l’indiscutibile forte presenza della chitarra in tutti i loro pezzi ma soprattutto saltano ben presto alle orecchie della critica che ne tesse da subito le lodi, così come non tardano ad arrivare gli apprezzamenti dei colleghi musicisti senza avere, quindi, la consacrazione da parte del gran pubblico probabilmente concentrato sulle nuove tendenze elettro-pop che prendevano piede nello stesso decennio. I TdS durano poco più che il movimento a cui hanno dato vita, riescono infatti a restare insieme per 7 anni fino a quando Wynn non si da alla carriera solista, mentre la Paisley Underground esaurisce la propria forza in soli 5 anni dalla nascita, cedendo il passo a tendenze folk ma lasciandosi dietro una traccia ben visibile e riconoscibile nella storia del rock. Così è lo stesso Wynn a riunire la band, tre decenni dopo, con la stessa squadra vincente alla quale manca solo il chitarrista Precoda, sostituito per l’occasione da Jason Victor.
L’album che annuncia il ritorno della band di Los Angeles è tutt’altro che una minestra riscaldata o un’amarcord nostalgica: i The Dream Syndicate tornano in grande stile con 8 fantastiche tracce profondamente concepite e magistralmente eseguite. Non serve nemmeno arrivare alla fine, i TdS superano la prova reunion già all’ascolto del primo pezzo Filter me through you, introdotto da un reef di chitarra e dalla voce di Wynn che alle orecchie degli ascoltatori di oggi dev’essere sembrata in qualcosa simile a quella di Michael Stipe dei R.E.M. (gruppo anch’esso sciolto e, purtroppo, mai riunito). Vigorosa la chitarra in Out of my head ma la scarica elettrica introdotta dal basso in 80 West convince maggiormente. Più accomodante e tendente al folk è Like Mary che precede The Circle, la quale si apre con una chitarra alla Guns n’ roses e prosegue con un cantato che scorre su una base elettrica in un pezzo che ha l’incedere dei contemporanei Placebo. La chicca che riporta l’ascoltatore nel preciso humus di crescita dei TdS è la titletrack How did I find myself here dalla intro vagamente psichedelica che lascia il passo ad un intermezzo di chitarra elettrica per poi decantare alla fine in pieno stile rock psichedelico anni ’70.
I numerosi accostamenti che si riescono a realizzare all’ascolto dell’album fanno pensare all’impegno che la band ha profuso nella sua tanto breve quanto incisiva storia musicale di recupero del punk rock. Ed è a questo punto che viene da pensare che un ritorno dei TdS fosse tanto atteso quanto auspicabile perchè il lavoro venisse continuato negli anni, soprattutto in questi anni di urgenza educativa in cui la musica, per evidenti esigenze di mercato, ha talvolta la consistenza del sottovuoto nel packaging degli snack, ed il rischio dell’oblio è sempre in agguato. Ben venga allora il ritorno dei TdS che si chiedono “How did I find myself here”. Noi questo non lo sappiamo, ma menomale che ci sono.
I TdS passeranno anche in Italia per tre date del loro tour e cominceranno da Torino il 25 ottobre per proseguire a Milano il 26 e a Bologna il 27.