Street art da salvare
Ripensando alla street art e alla sua funzione: da intervento illegale a patrimonio da tutelare
È accaduto qualche giorno fa a Park City nello Utah: un uomo è stato processato per aver commesso atti vandalici su due murali di Bansky e rischia la prigione o una multa di 13.000 dollari che servirà al restauro delle opere. I due murali erano apparsi nel 2010 nel centro storico della città proprio nei giorni in cui veniva presentato al Sundance Film Festival “Exit Through the Gift Shop”, un documentario sul più noto street artist vivente.
Proteggere un’opera di Bansky è ormai un affare di stato. Ogni volta che il proprietario di un immobile che ha avuto la fortuna di essere toccato dagli stencil del misterioso artista inglese tenta di rimuovere l’opera (non per distruggerla ma per venderla, si intende) nasce una polemica, così come fa discutere la vendita di sue opere all’asta per cifre di oltre un milione di dollari. L’artista dal canto suo non interviene anzi, se può, testa il vero “valore” delle sue opere tra la gente comune: l’anno scorso, senza rivelare la sua identità, ha messo in vendita in una bancarella di New York le sue opere grafiche per 60 dollari l’una, ricavandone complessivamente circa 400 dollari contro i 200.000 a cui sono stimate.
Al di là del caso specifico, il processo in corso negli USA mostra in che direzione sta andando la presa di coscienza del valore storico e culturale della street art anche a livello istituzionale. Quando non si tratta di Bansky però, le cose possono andare diversamente e la storia della street art è costellata da magnifiche opere distrutte. Considerata spesso dagli artisti stessi come intervento effimero, la street art è stata più volte creata con la consapevolezza della sua rapida cancellazione. È successo l’anno scorso a Parigi, dove il progetto La Tour Paris 13 ha visto un palazzo destinato alla demolizione diventare per qualche mese una galleria firmata da street artists di tutto il mondo. Più a lungo è durato il Tacheles di Berlino, centro culturale di spicco della città che dal 1990 al 2012 ha ospitato interventi di artisti internazionali, ma sarà demolito per far posto a edifici commerciali, fra grandi proteste da parte di artisti e cittadini.
Più spesso invece, soprattutto in Italia, se non si tratta di interventi urbani come quello del mostro sacro Keith Haring a Pisa, è più facile che l’opera venga distrutta per volere dei proprietari nell’indifferenza generale. E non stiamo parlando solo di artisti poco noti, ma anche di talenti del calibro di BLU, il più celebre street artist italiano. Un suo wall painting dipinto a Verona nel 2007 è stato cancellato tre anni dopo, sembra a causa delle proteste di alcuni abitanti del quartiere “disturbati” da quel gigantesco uomo corazzato, mentre a Messina il murale sulla casa del Portuale occupata potrebbe essere distrutto per volere delle istituzioni.
La sensibilità nei confronti della street art è certamente cresciuta negli ultimi anni, eppure c’è ancora molta strada da fare perché si riconosca la necessità della tutela delle opere che vorremo lasciare alle future generazioni.