Massimiliano Civica – Soprattutto l’Anguria
Continua la felice sinergia tra il giovane regista Massimiliano Civica e il drammaturgo contemporaneo Armando Pirozzi con la messa in scena di un testo profondamente teatrale
Continua la felice sinergia tra il giovane regista Massimiliano Civica e il drammaturgo contemporaneo Armando Pirozzi con la messa in scena di un testo profondamente teatrale, un’altalena di stati d’animo e di sensazioni che investono lo spettatore, si mescolano e si confondono in un gioco estenuante a rimbalzi tra il bisogno irrefrenabile di parlare e il silenzio ostico ma necessario. In scena due attori, due fratelli, due personalità che si muovono in un mondo surreale in cui la madre si è ritirata a vivere nel deserto, il padre forse è morto mentre meditava sotto un albero in India e la sorella vive in un igloo. Esasperazione e parodia della famiglia moderna, la pièce parte come una commedia dai toni grotteschi. Sulla piattaforma, posta al centro della sala, un uomo in karategi blu e ciabattine è intento a svolgere quelli che sembrano essere per lui piccoli riti quotidiani, eseguiti con perfezione maniacale. Alle sue spalle, dal buio del fondo, una figura barbuta sta per invadere lo spazio. A questa visita inaspettata reagisce con il silenzio che l’uomo in barba e camicia, il fratello maggiore, cercherà in tutti i modi di colmare o di spezzare inondandolo di ossessioni e paranoie con fare scanzonato. E’ un flusso ingarbugliato di parole lanciate in aria e abbandonate perché senza risposta. La calma apparente e dapprima farsesca del fratello più piccolo si carica di una tensione tale da esplodere in un atto di violenza corporea che rientra subito, un falso allarme. Il silenzio, il non confronto, il parlare solo per se stesso fa imboccare al fratello maggiore la strada dell’insofferenza e dunque della verità che illumina la stanza.
Massimiliano Civica opera per sottrazione, denudando la scena e ponendo al centro il testo e gli attori, Luca Zacchini e Diego Sepe, i quali, l’uno attraverso l’assoluto controllo di una recitazione sostenuta e brillante e l’altro esprimendosi attraverso le linee del proprio corpo, creano una macchina scenica dagli ingranaggi armonici e già collaudati. Se in La prima della sera di Armando Pirozzi i due personaggi in scena ricordavano vagamente Estragone e Vladimiro di Aspettando Godot, persiste in Soprattutto l’anguria una sottile ispirazione beckettiana che si esplica nello sviluppo del concetto di silenzio eloquente, tanto caro al drammaturgo irlandese. Soprattutto l’anguria è il frutto di un lavoro attivo e attento tra regista, drammaturgo e attori; un connubio capace di ridare al teatro nuova linfa vitale, che può nascere solamente dall’incontro-racconto di una relazione-azione.