Arti Visive

Print about me. Creatività e indipendenza nella grafica d’arte

Gabriella Bologna

 

Un progetto internazionale in difesa della grafica d’arte contemporanea, alternativa e indipendente, mirato alla promozione della giovane creatività e alla diffusione delle tecniche di stampa: è Print about me,  e in questa intervista i suoi ideatori ci raccontano perché è nato e come guarda al futuro.

 

Come nasce Print About Me?

Nasce dal desiderio di eliminare quell’alone di vecchiaia che ruota attorno al nome della grafica d’arte in Italia, per cercare di riportare in luce il sottobosco di giovani iniziative che si esprimono sul nostro territorio.

Nel settembre 2011 abbiamo dato vita (parlo per Paolo Berra, Moisi Guga, Mattia Macchieraldo, Stefano Riba e Beatrice Zanelli) a questo progetto, non avendo ancora in chiaro la strada da perseguire: ufficialmente PAM è nato come contest internazionale di grafica d’arte con il fine ultimo di presentarne in mostra i finalisti.

La cospicua partecipazione è stata per noi la spinta a proseguire: una delle maggiori soddisfazioni relative al primo contest è stata quella di essere riusciti a creare intorno ad esso una rete di laboratori e di giovani artisti/grafici/stampatori che lavorano abitualmente nell’ambito della grafica d’arte.

Da questo siamo partiti e qualche mese dopo, è stato naturale focalizzare la nostra attenzione sulla produzione di libri d’artista stampati interamente a mano, principalmente con le tecniche di cui noi disponevamo: serigrafia e calcografia, senza tralasciare tecniche altre come la tipografia, e ancora risograph e offset manuale.

Contemporaneamente da un’idea di Paolo Berra, è nata la residenza d’artista Ménage à trois. Con cadenza quasi annuale chiamiamo a convivere all’interno dello studio di uno stampatore per 7-10 giorni, tre diverse figure: artista, stampatore e video-maker. Obiettivo della residenza rimane quello di creare un prodotto in stampa d’arte.

 

Cosa influenza il vostro lavoro?

La nostra forza sta nell’essere portatori di backgroud diversi: difatti i mondi dell’editoria, della stampa d’arte, della grafica, dell’arte contemporanea letta con gli occhi degli artisti, dei curatori e degli storici dell’arte ci permette di essere contaminati e influenzati a 360°.

Frequentiamo inoltre fiere eterogenee. Dato che le nostre pubblicazioni rientrano a pieno titolo, sia nel mercato editoriale, sia in quello artistico, partecipiamo tanto a fiere off legate alla giovane arte contemporanea, quanto a fiere di micro-editoria, dove le influenze sono totalmente differenti.

 

Perché è importante difendere la grafica d’arte oggi?

Riteniamo che i libri eseguiti con tecniche legate alla grafica d’arte assumano un valore altro. Tecnologia e manualità si mischiano nella realizzazione dei nostri progetti editoriali e convivono a pari merito.

Infatti nella produzione di un libro dove in alcuni casi, sebbene tutto sia stato stampato, rilegato, disegnato a mano, la tecnologia è servita a creare un’impaginazione digitale, insomma a darci la possibilità di confrontarci in anteprima su ciò che stiamo producendo, cosa che Gutenberg certo non poteva fare.

Ci piace pensare che affiniamo una tecnica antica con un fine contemporaneo.

 

Qual è oggi la situazione dell’editoria e della grafica d’arte in Italia?

L’editoria dei grossi numeri in Italia è in crisi come in tanti altri paesi, e come tanti altri ambiti. Girando da tre anni a questa parte molte fiere di editoria/micro-editoria in Italia e all’estero, ci siamo accorti però di un sottobosco di giovani iniziative che promuovono la ripresa delle attività editoriali, in maniera del tutto autonoma.

Quest’estate eravamo a “Toner” a La Spezia, quando è emersa la discussione sul termine con il quale questo sottobosco viene etichettato, ma che ci risulta essere un po’ stretto, quello di “realtà indipendenti”.

Questo fitto sottobosco è un mondo di progetti editoriali di varia entità che si autofinanzia e che spesso è incline a non far percepire compensi, ma soltanto a dare la possibilità di proseguire la produzione. Secondo noi manca un canale diretto tra queste realtà e un mondo aziendale privato di collezionisti e addetti ai lavori che potrebbero farsi carico di alcune considerevoli iniziative.

In Italia sembra scarseggiare la buona pratica di preferire iniziative culturali a iniziative prettamente strumentali. In compenso molti giovani, come noi, non si arrendono e proseguono nella realizzazione di progetti artistici ed editoriali di cui varrebbe la pena sentirne parlare di più.

 

Progetti futuri?

Abbiamo fatto molte cose in questi anni, raggiunto obiettivi, siamo cresciuti anche se l’organico si è ridotto a tre figure (Paolo Berra, Mattia Macchieraldo e Beatrice Zanelli). Col tempo le cose cambiano, gli interessi si affinano e la curiosità per cose nuove è sempre dietro l’angolo. Abbiamo voglia di cambiamenti e stiamo lavorando (anche su noi stessi) per incanalare le energie in nuovi progetti al passo con quello che siamo diventati.

Per quanto riguarda i nostri prossimi spostamenti, saremo a settembre a Nancy a L’Enfer festival di micro-editoria indipendente, mentre a ottobre ad ArtVerona nella sezione Indipendent!

 

 

 



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