Arti Visive

Preraffaelliti. L’utopia della bellezza

Valentina Nencini

Alcune considerazioni sulla mostra sui pittori Preraffaelliti appena conclusa a Torino

Chi ha avuto la fortuna di visitare la mostra ospitata negli ambienti di Palazzo Chiablese a Torino ricorderà a lungo l’esperienza fatta per almeno due buoni motivi. Innanzitutto perché la mostra presentava il nucleo centrale della collezione di opere preraffaellite della Tate Britain che, a oggi, resta il museo che ospita il maggior numero di opere della Confraternita. In secondo luogo perché proprio alla Tate queste opere resteranno a lungo in quanto, dopo la mostra di Torino, non saranno cedute per esposizioni temporanee per molto tempo. Di conseguenza, a meno che non si vada a Londra, sarà difficile vedere un’esposizione così completa di opere afferenti alla corrente preraffaellita e farsi un’idea così esaustiva di cosa rappresentò questo movimento.

La scelta della sede espositiva ha permesso di collocare i quadri in un ambiente raccolto eppure articolato, offrendo un percorso organizzato per temi, con il vantaggio di dare rilievo a molti aspetti, anche apparentemente contrastanti, che nei pittori preraffaelliti erano ben presenti. La scelta di un percorso tematico più che di un percorso cronologico è assolutamente pertinente anche per far percepire al visitatore l’estrema coerenza di intenti da parte di coloro che fecero parte della Confraternita, accomunati da ideali condivisi più che da uno stile comune, peraltro presente e perfettamente riconoscibile. In questo senso la mostra ha contribuito a rafforzare l’impressione di rottura che questi pittori operarono all’interno dell’ambiente artistico vittoriano, proponendo e valorizzando temi sociali che, in quel momento, erano molto discussi e ponendo una nuova attenzione sul paesaggio percepito anche questo in maniera diversa dal passato perché, sulla scia delle analoghe sperimentazioni impressioniste, i Preraffaelliti erano soliti dipingere en plein air cogliendo il paesaggio per quello che era realmente, senza idealizzazione, ma rendendolo anche un modo per raccontare un certo tipo di vita agreste in continuità rispetto ai temi sociali che essi trattavano.

La mostra di Torino ha offerto anche un’ampia scelta di quadri d’ispirazione storica e letteraria che sono, probabilmente, i temi più noti e celebri del movimento, dall’Ecce Ancilla Domini di Rossetti all’Ofelia di Millais, che bene incarnano le due anime presenti nel movimento, quella primitivista ed essenziale e quella simbolista e decorativa.

Una menzione, per concludere, va rivolta anche all’allestimento che ha prediletto un’atmosfera intima con poca illuminazione direzionata direttamente sulle opere a dare risalto agli ori delle cornici e agli elementi decorativi presenti nei quadri, e corredata di pannelli descrittivi estremamente chiari, pur nella scelta di sintesi, in cui erano esplicati i diversi temi trattati nelle sezioni della mostra.



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