Instagram e l’arte di comunicare il museo
È arrivato dopo Facebook e Twitter e non ha ancora raggiunto i numeri delle sorelle maggiori, ma è certamente il social media più elegante e accattivante.
Questo è il suo momento ma non tutti in Italia se ne sono accorti. Stiamo parlando di Instagram: scatta una foto con lo smartphone, scegli un filtro per trasformare l’effetto e pubblica il contenuto per condividerlo.
I grandi musei stranieri ne hanno già percepito le potenzialità, e Instagram è diventato uno strumento imprescindibile per la comunicazione di eventi, mostre e molto altro. L’associazione testo e immagine diventa il veicolo per raccontare, spiegare, insegnare qualcosa sul museo. Certo, stiamo parlando di “conoscenza al tempo di internet”, tips più che approfondimenti, aneddoti più che storie complesse.
Lo fanno tanti musei esteri e funziona: per il MoMA, il MET, la Tate, il Louvre, il British Museum e il Guggenheim ogni giorno è il compleanno di un artista e l’occasione per mostrare un’opera diversa della collezione permanente, ogni giorno si racconta una sala del museo o un’installazione temporanea. Spesso sono foto e video di performance e inviti ad eventi ad avere successo con migliaia di visualizzazioni e centinaia di commenti.
E in Italia? Il MAXXI di Roma, il Museo del ‘900 di Milano, il Grande Museo del Duomo di Firenze e il MART di Rovereto sono fra i pochi musei ad aver puntato su Instagram, per ora con risultati non esaltanti. Il Grande Museo del Duomo di Firenze, per esempio, che comprende la Cattedrale, la Cupola, il Campanile, il Battistero, la Cripta e il Museo mostra in prevalenza scatti di questi monumenti e del centro storico di Firenze, senza però nessun apparente focus mirato sulle opere, nessuna strategia di “storytelling” che i followers possano seguire. Va un po’ meglio al MART che punta molto su eventi, workshop e mostre temporanee, meno però sulle opere del museo, mentre il Museo del ‘900 mostra il back stage di esposizioni e il MAXXI racconta le opere delle mostre e della collezione e gli spazi del museo.
Finora però nessun museo italiano ha ancora creato eventi esclusivamente per Instagramers (come quelli del MET e del MFA di Boston) per dare vita a un’inedita immagine del museo costruita con più punti di vista, e l’impressione è che qui questo social media sia concepito più per comunicare eventi e mostre temporanee che raccontare il museo e la sua identità. Non è un caso che in Italia i numeri siano anche straordinariamente più bassi dei grandi musei americani e britannici: poco più di 5.000 followers per il MAXXI, 3.000 per il Grande Museo del Duomo di Firenze, 2.000 per il Museo del ‘900 e 1.550 per il MART, contro i 402.000 del MoMA, i 262.000 del MET, i 164.000 del Guggenheim e i 44.400 del British Museum. Eppure qui non si tratta di visitatori reali, ma di persone che in qualunque parte del mondo, anche senza averlo mai visto, scelgono di seguire un museo e lasciarsi affascinare dal racconto delle sue immagini.