Cinema

In Sala. The Lobster

Fausto Vernazzani

A sorpresa il greco Yorgos Lanthimos col suo primo film inglese esce nelle sale col miglior esempio di speculative fiction visto negli ultimi anni.

Riflette il disordine economico il cinema greco, un’esplosione di estatica violenza da qualche anno a questa parte, guidato dall’asettica e brutale macchina da presa di Yorgos Lanthimos, candidato al premio Oscar con lo stupendo e tragico Dogtooth anni fa. La riflessione del regista ellenico non si è fermata però alle quattro mura vegetali del suo esordio, la sua decostruzione degli obblighi e delle convenzioni sociali si è spinta oltre col suo primo film in lingua inglese, The Lobster, una straordinaria opera di speculative fiction spiccatamente drammatica che vira verso la commedia nera con l’uso geniale d’una voce narrante fuori posto.

Da qualche parte nel mondo Colin Farrell scopre di non essere amato più da sua moglie. Come ogni diligente cittadino dotato del minimo senso civico, si reca in un hotel gestito da Olivia Colman, dove dormirà per 45 notti al termine delle quali due saranno le opzioni per lui: trovarsi una compagna e inserirsi nella società vivendo nel rispetto delle regole, oppure essere trasformato in un animale a sua scelta. Sceglie l’aragosta (lobster), ama il mare, adora nuotare. Eventi organizzati, cacce ai solitari per guadagnare giorni extra e tonnellate di bizzarri convenevoli con gli altri inquilini. La situazione non è diversa tra i solitari in fuga, altre imposizioni bloccano la loro società di fuggiaschi, dove per essere accettati è necessario l’opposto: essere soli. 

Quella di Lanthimos è una vera e propria sferzata alle convenzioni, potente come il suo stile. Con The Lobster assistiamo però a una semplificazione del suo modo di fare cinema: tutto ciò che era all’interno del profilmico, scenografie, costumi, attori, erano guidati dal senso estetico di Lanthimos. In The Lobster accade in un certo senso lo stesso, ma come spesso accade quando un regista non anglofono si presenta alle platee anglo-americane, si semplifica: ogni gesto, oggetto e persona, matura la propria essenza grazie alla giustificazione narrativa, scappando a gambe levate dal gioco immaginifico del regista.

Possiamo considerarlo in parte un difetto, un regista dal talento immenso domato da dinamiche produttive a lui estranee, però allo stesso tempo è possibile giudicarlo come un grande pregio. Lanthimos racchiude se stesso in uno schema più convenzionale, quasi si auto-parodizza con l’uso della voce narrante, volutamente sfrontata ed elusiva, a volte censurandosi – nelle innumerevoli mancate visioni di sangue lasciate all’immaginazione dello spettatore -, una scelta d’azione perfetta per rendersi digeribile a una pubblico nuovo. In ogni caso si tratta di piccolezze: The Lobster è un film pregevole come pochi. 


Dettagli

  • Titolo originale: The Lobster
  • Regia: Yorgos Lanthimos
  • Fotografia: Thimios Bakatakis
  • Musiche: Yorgos Mavropsaridis
  • Cast: Colin Farrell, Rachel Weisz, Olivia Colman, John C. Reilly, Ben Wishaw, Léa Seydoux, Michael Smiley, Angeliki Papoulia, Ariane Labed
  • Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou

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