Arti Visive

Il Metodo Salgari. Intervista a Nina Fiocco

Gabriella Bologna

Il collettivo italo-messicano Il Metodo Salgari riflette sull’architettura contemporanea con installazioni temporanee. In occasione dell’EXPO di Milano e in attesa di ArtVerona, abbiamo intervistato Nina Fiocco.


Cos´è il Metodo Salgari?

Il Metodo Salgari è un progetto collettivo italo-messicano fondato nel 2013 con l’obiettivo di costituire un atlante immaginario di luoghi remoti, fisici e mentali, interagendo con comunità o gruppi diversi. Attraverso la ricerca di narrazioni e indizi, cerchiamo di ricostruirne le tracce in forma di installazioni artistico-architettoniche. 

Come è nata l’idea?

L’idea si è originata dalla stessa situazione nella quale ci siamo incontrati: divisi tra l’Italia e il Messico per ragioni personali e professionali ci interessava lavorare  collettivamente sull’idea di distanza. 
Emilio Salgari, autore che ha ispirato il progetto, ci sembrava un ottimo punto di partenza per rappresentare ed esplorare la nostra condizione attuale: perpetuamente connessi, spesso virtualmente altrove, ma privi d’esperienza diretta. 
Applicare ai nostri giorni la sua modalità d’esplorazione da fermo, le sue descrizioni di luoghi, paesaggi o oggetti, esclusivamente derivate da altre descrizioni o immagini è per noi una maniera per verificare demagogie, errori e punti deboli di questo sistema di informazioni in cui siamo immersi. 


Chi sono gli artisti coinvolti e dove lavorano?

Il Metodo Salgari è stato fondato da quattro artisti. Ulises Matamoros ha lasciato il collettivo per ragioni personali qualche mese fa e adesso siamo in tre: Andrea Balestrero, architetto e membro fondatore di A12 che vive a Milano,  Rogelio Sánchez, architetto e direttore della facoltá d’architettura del Tecnológico de Monterrey – Campus Puebla e Nina Fiocco, artista e docente presso la stessa università, che vivono a Puebla in Messico. 

Come hanno interagito il Metodo Salgari e Cittá Ideale?


Nel 2014, in occasione di un altro progetto del Metodo Salgari a Milano, abbiamo conosciuto due degli artisti che fanno parte dell’associazione culturale Progetto Cittá Ideale, Alice Pedroletti e Stefano Serusi, che poi, insieme a Mirko Canesi ci hanno invitato a partecipare al loro progetto, vincitore di un bando del Comune di Milano per gestire lo spazio della Sala delle Colonne alla Fabbrica del Vapore nell’ambito di un programma di attività collaterali ad Expo2015. 
Cosí ci è stata affidata la gestione dello spazio per un periodo di dieci giorni, durante il quale abbiamo deciso di  proporre una riflessione su come l’architettura e l’arte contemporanea tendano a livellare i linguaggi e le espressioni legate a territori e culture specifici, rispetto ad un sistema di codici ed ad un immaginario globalizzati. 

Abbiamo individuato una possibile origine storica di questo processo nello sforzo di internazionalizzazione dell’architettura del Movimento Moderno e un esempio emblematico di questo atteggiamento nel Modulor di Le Corbusier che consiste in un sistema di proporzioni, pubblicato per la prima volta nel 1948, basato sulle misure del corpo umano e finalizzato a costruire un’architettura armonica ed a misura d’uomo e che abbiamo preso come base per realizzare due dispositivi di misurazione. Ci interessava osservare come un corpo normale –  per sua natura imperfetto – potesse dialogare criticamente con lo spazio e le nostre strutture. Dapprima, con questa finalità, abbiamo invitato due performer, Laura Pante e Miranda Secondari, a riflettere sulla nostra proposta con una serie di “esercizi di misura”, poi attraverso una call ci hanno raggiunto alcuni giovani artisti: Daniela Ardiri, Mirko Canesi, Umberto Chiodi, Fabio Melosu, Piero Mezzabotta e Patrizia Emma Scialpi. Ognuno di loro ha lavorato ad un oggetto da interporre tra sé e i nostri dispositivi per entrarvi in relazione, mentre Francesco Michele Laterza ha proposto un breve intervento teatrale. 


Come interagisce con Milano e con l’EXPO?

Il nostro intervento nello spazio e la proposta che abbiamo formulato sono stati pensati per il contesto in cui ci siamo trovati, come cerchiamo sempre di fare. Iniziamo dal micromondo della Sala delle Colonne: i nostri dispositivi scultorei che servivano per iniziare plasticamente un dialogo con lo spazio e i partecipanti, erano installati sulle stesse colonne al centro della stanza, elemento che ci interessava sottolineare proprio perché metaforicamente emblematico di un’altra architettura di carattere “globalizzante”: l’architettura dell’antica Grecia. 

Rispetto agli aspetti macroscopici, abbiamo cercato di parlare solo indirettamente dei cambiamenti di Milano per l’EXPO e della maniera nella quale si è costruita questa manifestazione, peró proprio nell’elezione del tema del nostro intervento, uno stile architettonico in una certa misura fallimentare poiché scollegato sia dal suo contesto che dai suoi utenti, sta il nostro commento a quanto sta succedendo in città. 


Che progetto presenterete in occasione di Artverona 2015?

Durante la sessione i6 di ArtVerona presenteremo una retrospettiva dei progetti svolti da Il Metodo Salgari dal 2013 ad oggi. Presentati in un’area pensata per il riposo, sulla falsa riga dei salotti orientali, i lavori prenderanno la forma di oggetti, fotografie e pubblicazioni. Spazieremo cosí dalla Sierra Mixteca e la sua architettura vernacolare, a una serie di souvenir in legno – tentativi d’evasione da una prigione messicana, passando a un monumento immaginario per piazza Salgari a Milano e alla nostra riflessione collettiva attorno al concetto d’Architettura Internazionale.



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