Il futurismo italiano alla conquista di New York
Le opere dei futuristi italiani sbarcano negli USA, grazie ad una mostra organizzata dal Guggenheim di New York che promette di essere molto interessante.
Dopo il proliferare di mostre e pubblicazioni sul Futurismo che negli ultimi anni hanno visto la luce (complice il centenario della nascita del movimento nel 2009), il 21 febbraio il Guggenheim di New York aprirà le porte a una grande esposizione sulla più nota avanguardia italiana.
Italian Futurism, 1909-1944: reconstructing the universe “sarà la prima mostra negli Stati Uniti che guarda a tutto il panorama del Futurismo” ha dichiarato la curatrice Vivien Greene, conservatrice dell’arte del XIX e XX secolo del celebre museo newyorkese. La studiosa ha sottolineato la scelta di presentate tutte le fasi del movimento dal 1909 al 1944, dunque non solo quella cosiddetta “eroica” esauritasi in poco meno di un decennio, ma anche i fermenti artistici che negli anni Venti e Trenta emersero in svariati centri della penisola, un aspetto ampiamente analizzato dagli studiosi italiani, molto meno all’estero. L’opera scelta per rappresentare la mostra, non a caso, è Prima che si apra il paracadute, un dipinto di Tullio Crali del 1939.
Circa 360 opere di oltre 80 artisti saranno esposte nella straordinaria architettura di Frank Lloyd Wright per rappresentare la “ricostruzione futurista dell’universo”, fatta non solo di pittura e scultura, ma anche di ceramiche, fotografia, oggetti di design, mobili, architettura, film, teatro e performance, in una varietà di linguaggi, tecniche e materie sconosciuta a qualsiasi altro movimento di avanguardia del XX secolo.
Gran parte delle opere proverranno da collezioni europee e alcune attraverseranno per la prima volta l’oceano per risalire la spirale del museo in un percorso cronologico.
Si partirà dal celebre manifesto pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti su “Le Figaro” nel 1909, per proseguire attraverso la pittura, la scultura e la fotografia che negli anni Dieci esaltano l’estetica della macchina e del movimento, fino alla progettazione di architetture, abiti e oggetti degli anni Venti, all’esplosione dell’aeropittura nel decennio successivo e nei primi anni Quaranta. La mostra si concluderà con le cinque tele monumentali che compongono il ciclo Sintesi delle comunicazioni (1933–34) di Benedetta Cappa Marinetti, esposte per la prima volta fuori dal Palazzo delle Poste di Palermo, la sede per cui furono progettate in perfetta armonia con l’architettura e l’arredamento dell’edificio.