Finding Vivian Maier. La nanny fotografa che raccontò l’America
Dopo l’uscita in alcune sale italiane nei mesi scorsi, è stato presentato al Cortona Mix Festival il 26 luglio Alla ricerca di Vivian Maier, film documentario sulla storia della fotografa americana.
La storia di questo documentario inizia a Chicago nel 2007. John Maloof è un giovane storico che per 380 dollari acquista alcune scatole di negativi a un’asta. Ben presto si rende conto di avere tra le mani qualcosa di molto prezioso: scatti straordinari di una fotografa che nessuno ha mai sentito nominare, Vivian Maier. Negli anni successivi Maloof collezionerà tutto quello che troverà mettendo insieme quasi 150.000 scatti (soprattutto negativi ma anche rullini mai sviluppati), e migliaia di video amatoriali che la Maier fece a partire dagli anni quaranta del Novecento per circa quattro decenni.
E qui arriva la domanda che percorre tutto il documentario. Chi era Vivian Maier? John Maloof e Charlie Siskel seguono le tracce della fotografa che non espose né pubblicò mai uno scatto e fece la bambinaia per tutta la vita tra Chicago e New York. Nelle interviste del documentario le famiglie presso cui lavorò la definiscono una persona riservatissima che non parlava mai di sé, lasciava intendere di essere francese (ma in realtà era nata a New York) e aveva sempre una macchina fotografica al collo con cui immortalava ricchi e poveri, bambini e adulti, e molto spesso se stessa.
Maier aveva però un lato oscuro, che si accentuò col passare del tempo fino a diventare ossessione e patologia e si manifestava nell’accumulo ossessivo di oggetti, giornali in particolare, e nella paura delle relazioni sociali, soprattutto del contatto con l’altro sesso.
La narrazione del documentario è intrigante e i registi ricostruiscono abilmente la storia singolarissima della Maier, rispondendo a molte domande e ponendone altre che forse non avranno mai risposta. Quello che non convince fino in fondo è la polemica di Maloof con il mondo istituzionale che non riconosce il valore di questi scatti perché le fotografie esposte e vendute dopo la scoperta del 2007 sono solo stampe moderne (durante la sua vita Maier stampò pochissime immagini). Polemica legittima, ma che sembra una questione personale dell’autore espressa con i toni dell’apologia e sottolinea l’aspetto commerciale di questa operazione.