Cristian Ceresoli – La Merda
Al Teatro Valle Occupato di Roma è tornato in scena il pluripremiato monologo sulle bassezze che sommergono l’Italia, filtrate attraverso la voce e il corpo di una donna disposta a tutto.
Prima di debuttare nel celeberrimo West End londinese è tornato al Teatro Valle Occupato dal 7 al 9 febbraio lo spettacolo firmato da Cristian Ceresoli, premiato al Fringe Festival di Edimburgo nel 2012, e interpretato da Silvia Gallerano, premio The stage for acting excellence 2012.
Un testo scandito da tre tempi e tre tematiche: Le Cosce, Il Cazzo, La Fama. Un monologo scritto da un uomo per una donna e per una nazione. Stereotipi di una società dello spettacolo che Cristian Ceresoli prende come pretesto per raccontare tutta un’Italia, quella che Sorrentino sembra aver riscoperto nella Grande Bellezza.
Qui non c’è il contorno, non ci sono le feste, non c’è la folla. Resta una donna nuda su uno sgabello illuminato da quattro fari a rappresentare quelle plastiche bellezze, l’ambizione e la frivola devozione alla riconoscibilità. Una donna che in tre atti si racconta, per salti temporali, per episodi: il rapporto con il padre, che si uccide lanciandosi nel vuoto sotto a quel treno che lei metaforicamente insegue, del provino per la tv, della pubblicità, della segretaria, dell’ ”handicappato” che aveva bisogno d’amore, quello fisico, e da cui ha imparato a fare anche le cose che fanno ribrezzo.
Pochi dettagli perchè tutto ciò che conta è nel testo, forte, preciso, incalzante, ben dosato tra rabbia e cinismo. Nella voce, nel bipolarismo di una mimica facciale e di una voce che da sola, attraverso maschere vocali, si fa interprete di ruoli e personaggi, di forza e debolezza, di ingenuità e consapevolezza.
E’ il flusso di coscienza di una donna che “non già pensa ma sa” che in tutto questo risiede “la merda”, e che invoca un cambiamento, la libertà di essere altro. Grida, si sfoga, sbraita, determina una cesura alla fine di ogni atto preparando la liberazione di quella rabbia interiore che solo nel finale esploderà ferocemente, nell’enunciazione repentina di tutte le bassezze che compongono l’ essenza del nostro Paese e che non possono non trovare nel pubblico italiano e internazionale un sentimento di adesione diffusa.
E’ il ritratto di un’Italia a nudo che di spalle, nel finale, intonando l’inno si riveste dei suoi colori, lasciandoci una sensazione di amaro disgusto di cui solo nei momenti di nevrotica ribellione di Silvia Gallerano, la cui interpretazione riesce a colpire nello stomaco lo spettatore, riusciamo a liberarci.
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- Titolo originale: La merda - decalogo del disgusto #1