Arti Visive

Colpo grosso a Castelvecchio. Trafugati Rubens, Pisanello e Mantegna

Gabriella Bologna

Un furto di opere d’arte degno di un film, quello che è avvenuto ieri sera intorno alle 20.00 al Museo di Castelvecchio di Verona, lo scrigno dei più importanti tesori d’arte della città.

Mentre il Direttore Paola Marini e alcune autorità erano a cena in un ristorante poco distante, una banda di ladri non ancora identificata è riuscita a entrare indisturbata nel museo, immobilizzare e disarmare la guardia giurata in servizio e legare la cassiera. I banditi hanno trafugato quindici opere d’arte tra cui capolavori la celebre La Madonna della quaglia di Pisanello, La dama delle licnidi di Rubens e la Sacra famiglia con una Santa di Andrea Mantegna, Sansone e Giudizio di Salomone di Jacopo Tintoretto, Ritratto di giovane con disegno infantile e Ritratto di giovane benedettino di Giovanni Francesco Caroto e altre tele.

Un furto, avvenuto in pieno centro città, ha lasciato di stucco Verona, dove il Sindaco Tosi ha sempre fatto della sicurezza il suo cavallo di battaglia. L’ipotesi è che i banditi siano dei professionisti che hanno agito a colpo sicuro per conto di qualcuno, forse un collezionista.

Il danno è inestimabile, se si pensa che solo il dipinto della Madonna della Quaglia è considerata l’opera forse più preziosa del museo e una delle pochissime opere veronesi ad entrare nei manuali di storia dell’arte delle scuole italiane.

Neanche il furto d’arte più celebre avvenuto negli ultimi decenni, quello della Pala di San Zeno di Mantegna, sottratta nel 1973 alla chiesa di San Zeno e recuperata solo dopo il versamento di un riscatto, era stato tanto clamoroso.

La polizia scientifica e il Nucleo di tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri si sono già attivati, ma resta lo sgomento per la facilità con cui le opere sono state sorratte nonostante le misure di sicurezza. Il nostro patrimonio artistico è davvero così vulnerabile anche laddove sembra protetto? La città violata cerca una risposta.



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