Alessandro Mendini: l’architettura italiana vince in Europa
E’ Alessandro Mendini il vincitore del European Prize for Architecture 2014, prestigioso premio fondato nel 2010 dall’ European centre for architecture art design and urban studies e dal Chicago athenaeum – museum of architecture and design.
Designer, architetto e filosofo: difficile descrivere Mendini in poche parole. Direttore di prestigiose riviste di architettura come Domus e Casabella, è stato fra i primi membri di Studio Alchimia collaborando con Andrea Branzi, Michele de Lucchi, Paola Navone ed Ettore Sottsass a una piccola rivoluzione tutta italiana del design del mobile che ha avuto grande riconoscimento anche all’estero. Durante questa esperienza Mendini ha realizzato la sua opera forse più celebre, la sedia “Proust” del 1978, ma i suoi progetti di design sono stati frutto anche della collaborazione con grandi marchi come Cartier, Venini, Alessi, Swatch e Swarovski, e grazie a essi ha vinto due volte il Premio Compasso d’oro.
Come architetto ha progettato il Groninger Museum nei Paesi Bassi, la Torre del paradiso a Hiroshima, il Museo della Ceramica a Incheon, in Corea, alcune stazioni della metropolitana di Napoli, il Teatro Comunale Pietro Aretino di Arezzo e molto altro. L’European Prize for Architecture, che gli è stato conferito con una cerimonia alla torre Isozaki di Milano nei giorni scorsi, è solo l’ultimo dei riconoscimenti che Mendini ha avuto nel corso della sua carriera. In questa occasione l’architetto è stato ringraziato dal Christian Narkiewicz-Laine, Presidente del Chicago Athaeneum Museum che lo ha definito “una delle menti più rare e iconiche nella storia dell’arte e dell’architettura. Il suo pensiero filosofico è più che originale. Egli ha spinto il suo pensiero oltre i confini della creatività, cercando incessantemente, e senza compromessi, l’idea più essenziale del progetto“.
Chi ha sentito parlare Mendini sa che la creatività e l’energia trapelano da ogni sua parola, trasformandosi in idee innovative come quella del “design banale” che ha reso oggetti di uso quotidiano pezzi di design ironici ed eleganti attraverso l’attenzione a colori e forme inusuali. Oggi l’ “utopia visiva” è alla base dell’Atelier Mendini, fondato nel 2000 con il fratello Francesco, che realizza progetti come “frammenti fissi in un sistema mobile, materiali tangibili e parziali di un flusso astratto di idee. I progetti sono le componenti linguistiche di un puzzle in divenire e mai completo. Il senso va cercato nella progressiva ipotesi utopica di raggiungere una sintesi impossibile. Il senso si trova in questa dinamica espansa, centrifuga e senza fine. Sta in questo pulviscolo, in questo ritmo polifonico il messaggio del nostro lavoro. Una folla di figure piene di contrasti.”