In Sala. Dom Hemingway
Jude Law raddoppia la massa muscolare e regala una grande interpretazione per dar vita al criminale (semi)redento scritto e diretto da Richard Shepard.
Una cosa il regista Richard Shepard la espone sin dai primi minuti di Dom Hemingway: vivere in carcere per più di dieci anni crea una capsula del tempo vivente non appena i cancelli si aprono e la libertà è nuovamente nell’aria. Costumi, trucco e pettinature creano l’impressione di abitare a metà tra gli anni Settanta e Ottanta, eppure la realtà del nostro Dom Hemingway, protagonista interpretato da Jude Law è identica alla nostra.
La verità è difficile da esprimere e Shepard la lascia dire al suo protagonista, un poco alla volta, aiutando lo spettatore a contestualizzare con delle comode didascalie che separano Dom Hemingway in dei brevi paragrafi che assottigliano ogni visione morale e inspessiscono la redenzione/irriducibilità del nostro uomo: violento, irascibile e segnato da 12 anni di prigione, ora fuori e pronto ad essere premiato per non aver mai tradito il suo capo Ivan Fontaine/Demian Bichir.
Una commedia nera centrata in pieno, con un Law che prende alla lettera l’insegnamento di Tom Cruise nella prima scena di Magnolia, rispetta i suoi genitali al punto da elogiarli ad alta voce guardando fisso nell’obiettivo mentre un compagno di prigione gli pratica del sesso orale. Muscoli e machismo si confrontano poi con la dura realtà dell’esterno: fumare nei pub è vietato, sua moglie è morta di cancro, il suo amico Dickie/Richard E. Grant ha perso una mano e sua figlia Evelyn/Emilia Clarke lo odia.
Ma più di tutto a Dom manca la possibilità di farsi rispettare, di sentire il proprio nome pronunciato fuori dalle quattro mura della sua cella e lo grida ai quattro venti, cercando di ristabilire un contatto prima di tutto con chi ha sempre odiato o con chi non è riuscito ad avere la vita che desiderava. Da ognuna di queste situazioni Shepard ricava attimi di comicità più che riuscita, sfruttando elementi semplici come ambientazioni bizzarre e, soprattutto, l’istrionico Jude Law, in una delle sue migliori interpretazioni di sempre.
Dom Hemingway però conclude laddove inizia, se Jude Law riesce a rasentare la perfezione, il film sembra non avere una meta da raggiungere se non l’autocelebrazione di un personaggio all’interno di mille microcosmi che lasciano pensare più ad un’eventuale miniserie a episodi che ad un film. Con uno Shepard anche sceneggiatore non è difficile dare peso a questa ipotesi, essendo lui reduce da oltre sette anni di proficua carriera televisiva, tra 30 Rocks e Girl, due delle sit-com più amate degli ultimi anni negli Stati Uniti d’America. Un territorio forse a lui più congeniale.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Richard Shepard
- Fotografia: Giles Nuttgens
- Musiche: Rolfe Kent
- Cast: Jude Law, Richard E. Grant, Demian Bichir, Emilia Clarke, Madalina Diana Ghenea, Kerry Condon, Jumayn Hunter
- Sceneggiatura: Richard Shepard