Musica

Weird – Desert Love for Lonely Graves

Mario Esposito

Lo Shoegaze vive

Il progetto Weird nasce a Roma circa un anno e mezzo fa dall’unione di Marco Barzetti, mente del gruppo, Matteo D’Argenio e Massimiliano Pecci. Una creatura giovanissima, insomma, giunta in poco tempo alla realizzazione del suo primo album “Desert Love for Lonely Graves”, reso disponibile in free download attraverso la pagina Bandcamp del gruppo (http://weird1.bandcamp.com/).

Si potrebbe pensare di essere di fronte all’ennesima autoproduzione colma di grande volontà ma non di altrettanta corposità sonora e di arrangiamenti, ma non è così: nonostante una gestazione relativamente breve, infatti, l’esordio dei Weird si rivela una bellissima sorpresa di inizio anno.

 Il filone è quello che abbraccia shoegaze e psichedelia, con incursioni più o meno marcate nei territori tipici della new wave, ma la personalità che il terzetto romano riesce a mostrare è sorprendente. Suoni potenti, distorsioni ed echi che si intrecciano senza sbavature, un’architettura complessiva piacevolmente solida, le sette tracce di “Desert Love for Lonely Graves” si intersecano tra loro in maniera perfetta come tasselli di un mosaico dalle tinte fosche.

Le chitarre dirompenti e gli stop-and-go di batteria di “Dark was the sky, cold was the rain” segnano sin dall’apertura quello che sarà il percorso dell’intero album, caratterizzato da vortici sonori travolgenti anche quando i ritmi sembrano rallentare verso richiami slowcore, come nelle successive “Echo & the Lullaby” e “A new beginning”.

“Desert Love” spinge invece verso strutture di stampo new vawe che, sebbene si rivelino piuttosto derivative, non tradiscono l’ascoltatore ormai pienamente immedesimato nel cupo paesaggio dipinto dai Weird, così come accade anche in “The moan”, brano che contrappone potenti muri strumentali a leggere incursioni vocali.

E proprio la sezione vocale, mantenuta a livelli che non scavalcano mai quelli degli strumenti, rivela l’ennesimo punto di forza dei Weird contribuendo ad arricchire un certo alone di “mistero” senza imbarcarsi in rischiosi e superflui protagonismi. Così si arriva alle battute finali con “Sundive” e soprattutto con la lunga cavalcata psichedelica di “Druggirl”,  in cui non mancano interessanti derive sperimentali che mostrano ulteriormente il potenziale di questa band.

Lavoro quanto mai valido, “Desert Love for Lonely Graves” ci regala un esordio inaspettato, intenso e carico di personalità, per una band che, in prospettiva, sembra avere tutte le carte in regola per trasformarsi da bella sorpresa a vera e propria realtà della scena alternativa del nostro paese. Ascolto vivamente consigliato.



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti