Rue Royale – Guide To An Escape
Se ci sono dei rischi nel comporre oggi musica folk, è sicuramente quello del “già sentito” l’ostacolo principale da superare: chitarre lievi, qualche tocco di piano, voci sussurrate, sono tutti ingredienti che non è difficile ritrovare in numerosi lavori sparsi qui e là per il globo terrestre e il rimanere nascosti tra le centinaia di band del genere è una possibilità da tenere in considerazione.
Se ci sono dei rischi nel comporre oggi musica folk, è sicuramente quello del “già sentito” l’ostacolo principale da superare: chitarre lievi, qualche tocco di piano, voci sussurrate, sono tutti ingredienti che non è difficile ritrovare in numerosi lavori sparsi qui e là per il globo terrestre e il rimanere nascosti tra le centinaia di band del genere è una possibilità da tenere in considerazione. Sicuramente lo sanno bene i Rue Royale, ovvero Brooklyn e Ruth Dekker, coppia nella musica e nella vita per la quale, tuttavia, l’attitudine alle atmosfere leggere e malinconiche pare un vero e proprio modo d’essere, più che una scelta stilistica frutto di elucubrazioni mentali.
“Guide to an escape”, pubblicato per la tedesca Sinnbus, è il secondo lavoro del duo anglo-americano, un album giunto al culmine di una lunga serie di viaggi in giro per il mondo ed il definitivo trasferimento in un cottage a Nottingham. Dominato da un mood autunnale, in cui trova la sua naturale collocazione l’intreccio chiaroscurale delle voci di Brooklyn e Ruth, “Guide to an escape”si presenta come un lavoro godibile, privo forse di picchi espressivi in grado di rapire completamente l’attenzione ma senza dubbio sincero e qualitativamente al di sopra della sufficienza.
Musica che ruota attorno al tema del viaggio, della nostalgia di casa e al bisogno di guardare sempre avanti, quelle dei Rue Royale sono linee melodiche pulite e innocenti ma costantemente coperte da un sottile velo di inquietudine, che le rende comunque apprezzabili all’orecchio che aspira a perdersi tra i suoni di un mondo onirico, fatto di piccole desiderabili gioie.
Così, muovendosi tra pezzi dai toni più mielosi, come la title-track “Guide to an escape”, “Get me standing” o “Blame”, ed episodi in cui un tocco di cupezza attribuisce una personalità maggiore alle composizioni (“We’ll go on alright”, “Halfway blind”, “Meant to roam”), passando per le introspettive atmosfere di “Knocked back to the start” o “The search and little else”, si finisce per esplorare luoghi immaginari in cui a farla da padrona sono un costante senso di levità e il sempre evidente affiatamento della coppia Dekker.
Insomma, se con “Guide to an escape” i Rue Royale non aggiungono nulla di nuovo al vasto filone neo-folk tornato in voga negli ultimi anni, non si può certo privare il loro lavoro di quel dono dell’onestà che con tanta evidenza traspare dalle undici tracce che lo compongono: un’onestà che come “guida per una fuga” dimostra comunque di poter funzionare.