Il coraggio di essere un museo open
Come comunicano i musei italiani nell’era del web 2.0? Dall’avventura di #svegliamuseo nasce una guida per la comunicazione digitale
Nell’estate del 2013 Francesca De Gottardo viene incaricata di svolgere alcune ricerche sui musei del Nord-Est online per conto di un’agenzia. I risultati, neanche a dirlo, sono piuttosto sconcertanti: a eccezione di pochi casi isolati come il MART di Rovereto, il MUSE di Trento e la Peggy Guggenheim Collection di Venezia, molti musei sono scarsamente comunicati online. Da qui nasce l’idea di estendere la ricerca a tutto il panorama italiano e lanciare un progetto che ha il sapore di una provocazione: #svegliamuseo.
Inizia così l’avventura di un gruppo di giovani esperti: l’obiettivo è quello di diventare un aggregatore di risorse e contenitore di idee sui temi connessi al digitale in ambito museale, incoraggiando il dialogo tra le comunità di professionisti nel settore culturale e chiamando a raccolta esperti dal contesto nazionale e internazionale dai social media alle strategie di comunicazione e ai metodi di analisi.
Nel 2014 #svegliamuseo ha lanciato un nuovo progetto chiamato Svegliamuseo On Air, che consiste in una serie di video-interviste a un professionista di un museo straniero e a un collega italiano intorno ad alcuni temi nell’ambito del digitale museale. Gli incontri virtuali realizzati tramite Google Hangout sono stati trasmessi in diretta e registrati su YouTube.
I risultati delle interviste e del costante dialogo con numerosi musei italiani e stranieri ha prodotto Comunicare la cultura online: una guida pratica per i musei, un e-book di Francesca De Gottardo, Alessandro D’Amore, Valeria Gasparotti, Aurora Raimondi Cominesi, con la collaborazione di Federico Giannini, Pietro Colella, Astrid D’Eredità.
Questo piccolo ma prezioso manuale scaricabile gratuitamente dal web diffonde best practices e al tempo stesso mette a fuoco alcune criticità che caratterizzano la comunicazione museale italiana: siti web antiquati, statici e molto limitati nel fornire informazioni all’utente, social network raramente utilizzati, mancanza di strategie.
Quello che emerge è che non servono campagne di comunicazione milionarie per incrementare i visitatori di un museo e diffondere la conoscenza: ci sono tantissimi modi per farlo a costi contenuti o senza costi, dai social media alle strategie di comunicazione e ai metodi di analisi, dai blog museali allo storytelling. Ciò che manca spesso è la visione, la creatività, l’iniziativa, la volontà: quanti musei italiani sono oggi pronti ad abbandonare la trasmissione a senso unico dei contenuti e aprirsi al pubblico in un rapporto di co-creazione di significati? Molti musei stranieri ci hanno provato ed è stato un successo.