Off Site Art. Giovani artisti per L’Aquila
Dopo il terremoto, le polemiche sulle responsabilità e gli scandali sugli appalti della ricostruzione, arriva a L’Aquila Off Site Art, un bando per giovani artisti emergenti.
A cinque anni dal sisma del 6 aprile 2009, il centro storico de L’Aquila è ancora in gran parte off limits e, ormai scomparso dalle pagine dei giornali e dalle notizie dei Tg, sembra rimanere soltanto un problema dei suoi abitanti. Il corso principale della città non ha più un solo negozio aperto, e un bar e un paio di ristoranti sono tutto quello che un visitatore può trovare. Molte strade sono del tutto inaccessibili, alcuni palazzi fatiscenti sono stati puntellati solo qualche mese fa e altri non sono stati affatto messi in sicurezza. Nulla fa presagire un imminente restauro.
I cantieri aperti sono pochissimi e, come osserva qualche aquilano, si limitano a edifici pubblici e luoghi di culto, per le case dei cittadini bisognerà aspettare. Sulle poche impalcature esistenti campeggia qualche pubblicità e qualche striscione di protesta a testimoniare che la rabbia è ancora tanta.
L’idea che questi luoghi possano costituire qualcosa di più che un semplice ponteggio è alla base di un’iniziativa di ArtBridge, un’organizzazione no-profit di arte pubblica con sede a New York che utilizza impalcature, recinzioni e ponteggi presenti nel tessuto urbano come tele su cui esporre opere di giovani artisti.
Il progetto, a cura di Veronica Santi, si chiama Off Site Art e ha lanciato una call for art per artisti emergenti, aperta fino al 9 luglio 2014. La commissione scientifica, composta da Ida Panicelli, Cecilia Alemani, Cecilia Guida, Giuseppe Lignano, selezionerà le immagini da stampare sui teli in PVC che ricoprono le impalcature dei cantieri. “Ciascuna opera rimarrà esposta fino a conclusione del restauro del singolo edificio, accompagnando simbolicamente passo dopo passo la rinascita della città nella fase transitoria della ricostruzione” si legge sul sito web del progetto.
Certo, per restituire L’Aquila ai suoi abitanti servirà molto altro, eppure riportare l’attenzione su una vicenda tutt’altro che conclusa è uno dei tanti modi per sostenere questo lungo processo. Sperando che la fase transitoria della ricostruzione non diventi definitiva, trasformando una grande mostra temporanea in una collezione permanente.