Arti Performative

Aureliano Amadei – L’Arma

Annagiulia Scaini

Duccio Camerini e  Aureliano Amadei raccontano la storia di una fuga da se stessi, dalla vita, e l’inizio di una nuova guerra contro il mondo.

Un figlio abbandonato e la fuga dalla propria vita. 
Una neonata raccolta per strada e l’inizio di una guerra contro il mondo, combattuta lontana dal mondo stesso.

Lui, un uomo che ormai vive delle sue memorie lasciate scritte su pagine e incise su nastri. Lui, un Padre che non vuole essere riconosciuto come tale, un individuo che non vuole più avere un’identità. Così si nasconde e cancella la sua presenza portando con sé quella bambina che diventerà grande senza diventare donna. Perché? Perché non sa cosa significhi essere donna, avendo conosciuto solo lui e avendo vissuto per quindici anni in una baita persa tra i monti. «Iniziare un essere che non scenda a patti con la vita» era il progetto del Padre quando ha deciso di occuparsi di lei: crescerla per renderla “arma” per la sua guerra clandestina contro la vita e privarla, senza possibilità di scelta, di un’identità.

È un fantasma quello sul palco, spettro di un uomo che ha lasciato in eredità le sue parole a una figlia che figlia non è e dalla quale non è considerato un padre. 
Eppure, nonostante il suo tentativo di scrollarsi di dosso quell’identità, ecco che il passato torna, anche se ormai è troppo tardi. Il suo vero figlio compare ma lui è morto portando con sé la possibilità, per il ragazzo, di trovare risposte a quel rifiuto di paternità. Sarà lui, il figlio, a prendere le redini di quella lotta non portata a termine dal Padre senza essere in grado di sopportare il peso di scendere a patti con la non-vita.

I due personaggi, i due figli non riconosciuti, interpretati magistralmente da Andrea Bosca e Mariachiara Di Mitri, s’incontrano su una pedana mobile che viaggia da una parte all’altra del palcoscenico. È semivuoto lo spazio, così come è vuota l’esistenza di quegli individui privati della vita e abbandonati,l’una all’incoscienza, l’altro alla consapevolezza del rifiuto. 
Il Padre, Giorgio Colangeli, è una presenza assente, simbolo, dopotutto, di quello che è stato nei suoi ultimi quindici anni di vita: un non-essere. 
Le tre figure, private volontariamente o meno dello statuto di persone, sono fondamentalmente sole e incapaci di rapportarsi alla vita e agli altri. I due giovani non comunicano direttamente, anche se parlano tra di loro. Dialogano ma è come se ciò avvenisse in tempi diversi. Sono lasciati alle loro parole, abbandonati a un monologo che richiederebbe una pronta risposta dell’interlocutore. In realtà quest’ultimo è presente sul palco, in attesa che sia il suo turno per parlare… da solo.

Duccio Camerini e Aureliano Amadei raccontano una storia di violenza inespressa e di rifiuto. La storia di una paradossale crociata nella quale la convinzione di fare del bene allontanando qualcuno dal male del mondo, risulta una scelta ancora più dannosa e atroce per chi ne subisce le conseguenze.

 


Dettagli

  • Titolo originale: L'Arma - How Long Is Now

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti