“Officine Teatrabili” a Roma: teatro sociale tra associazionismo, laboratori e spettacoli. Intervista alla direttrice artistica Rossella Marchi
«Il teatro sociale, o applied theatre, rappresenta una forma teatrale che utilizza l’arte come strumento didattico, di redenzione, di sostegno e a volte di cura, sostenendo, sostituendo, contrapponendosi o arricchendo il lavoro di ospedali, scuole, campi profughi, centri diurni, carceri e molte altre realtà al di fuori del teatro ufficiale. La caratteristica del teatro quale forma artistica viva, dialogica, capace di stimolare gli istinti più profondi e mettere in gioco le convinzioni più radicate, si colloca al centro nelle sessioni e negli spettacoli di un teatro che ha scelto di tornare all’essenza, di liberarsi del professionismo ma non della professionalità, per giocare ad essere altro». Tra le numerose definizioni del multi-sfaccettato e dibattuto concetto di teatro sociale, quella appena citata, di Paola Iacobone (Applied Theatre e teatro sociale: L’estetica del teatro fuori dal teatro in «Iperstoria», n.3/2014) forse è tra le più calzanti per descrivere un progetto partito il 2 dicembre a Roma e attualmente in corso, organizzato da Sala Umberto tra lo Spazio Diamante e lo Spazio Impero per la direzione artistica di Rossella Marchi: Officine Teatrabili, vincitore del Progetto Speciale FNSV 2024.
Il prossimo weekend Officine Teatrabili prosegue nel quartiere di Torpignattara, con un Workshop per operatori di teatro sociale (gratuito riservato al max. 20 persone) a cura di Pascal La Delfa. Rivolto ad attori, l’appuntamento per i partecipanti è, quindi, sabato 14 e domenica 15 dicembre presso lo Spazio Impero, in via dell’Acqua Bullicante (ore 10-13 e 14-18). Sarà l’occasione per riflettere sul teatro come strumento di cambiamento sociale, educativo e terapeutico.
Ma cosa è Officine Teatrabili, in quali attività si declina la sua azione? Lo abbiamo chiesto alla direttrice artistica Rossella Marchi.
Cos’è Officine Teatrabili? Come nasce?
Officine Teatrabili è un progetto che nasce nell’aprile del 2024 con la sua prima edizione dedicata al tema Arte e Disabilità. L’obiettivo è raccontare le molteplici possibilità di relazione che il mondo delle persone con disabilità può offrire. Mi sono concentrata in modo particolare sul tema delle relazioni familiari: spesso infatti le relazioni all’interno delle famiglie che hanno un congiunto con disabilità sono orientate soprattutto all’accudimento e alla cura, perdendo parzialmente il rapporto con la persona. L’arte ha il grandissimo pregio di capovolgere i punti di vista e mostrare nuove possibilità di relazione che in un sistema di vita quotidiano non emergono. La prima edizione si è dedicata alle persone con disabilità fisica mentre la seconda edizione, che è in corso, ha promosso attività, laboratori, spettacoli e dibattiti sul tema della disabilità cognitiva. Abbiamo quindi collaborato all’organizzazione del convegno Teatro nel sociale buone pratiche nazionali ed internazionali presso l’Università Roma Tre con la promotrice “Oltre le parole Onlus”, e abbiamo proseguito poi con lo spettacolo Corpi acustici della compagnia Fuori Contesto in collaborazione con il Conservatorio di Musica Santa Cecilia allo Spazio Diamante il 2 dicembre, che ha visto 24 persone in scena di cui la metà erano bravissimi musicisti con neuro-divergenze. È stata un’esperienza piena di bellezza e umanità che abbiamo replicato gratuitamente il 3 dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità, per le scuole superiori, che hanno accolto il progetto con un entusiasmo che è andato oltre le aspettative. Abbiamo proseguito poi con lo spettacolo Il giardino segreto della compagnia ArteVOX Teatro di Vimercate, che ha creato un luogo protetto dove si sono raccolti cinque ragazzi con la Sindrome della X fragile e cinque accompagnatori che hanno fatto esperienza del cielo e del mare in due appuntamenti distinti che hanno evidenziato l’importanza della ripetizione dell’esperienza, che porta fiducia e consente approcci che sono impensabili con un incontro soltanto. Ho poi pensato che un laboratorio manuale durante il quale poter far incontrare ragazzi e ragazze con autismo e altri ragazzi della stessa età diplomati attori all’Accademia Stap Brancaccio potesse essere un bel momento di conoscenza e integrazione di mondi, e tale infatti si è rivelato: nel laboratorio di Consorzio Balsamico Bodies – Atelier per carta e cartacei i ragazzi e le ragazze dopo tre ore di scoperte, conoscenze e stupori hanno costruito insieme una città di carta e hanno lasciato tracce sui fogli della loro felicità di essere lì tutti insieme in quel momento. Il progetto si chiuderà nel fine settimana (14 e 15 dicembre) con un workshop gratuito di 14 ore per operatori di teatro sociale riservato agli attori. È importante infatti che le persone che lavorano nell’ambito dell’arte e decidono di dedicarsi al teatro sociale acquisiscano le competenze per poterlo fare con professionalità. In conclusione, quello che è emerso in queste due edizioni di Officine Teatrabili è che la diversità che recano con sé le persone con disabilità è una ricchezza, è un sistema “altro” di comunicazione, fisica ed emotiva, che circostanzia, approfondisce e arricchisce la nozione stessa di umanità.
Come sono state intercettate le associazioni che lavorano nel sociale, parte attiva in questo progetto? Ci sono delle fonti in particolare alle quali attingere per venire a conoscenza del lavoro prezioso, spesso “sotterraneo”, delle associazioni culturali che lavorano nel sociale?
Le associazioni con le quali ho lavorato, Associazione del Lazio Sindrome X Fragile e Associazione Modelli si nasce, una Onlus che ha origine da un’idea di un gruppo di genitori di ragazzi autistici, sono frutto di relazioni personali. Spesso è complicato relazionarsi con queste associazioni se non si ha un tramite interno che permetta di superare la condivisibile diffidenza che hanno i genitori di ragazzi e ragazze con disabilità all’idea che qualcuno lavori con i loro figli e le loro figlie. Avere qualcuno all’interno dell’associazione che certifichi la competenza dell’ente organizzatore, noi in questo caso, è stato fondamentale per poter lavorare serenamente e far passare richieste sulle modalità di lavoro che intendevamo proporre che altrimenti avremmo avuto difficoltà a far passare.
Che ruolo giocano le famiglie in questo progetto? Come viene accolto il loro coinvolgimento?
Le famiglie in questo progetto sono fondamentali. Intanto perché l’obiettivo è proprio quello di far lavorare insieme i familiari e la persona con disabilità proprio per metterli di fronte ad un tipo di attività, quella della creazione artistica, che non è mai contemplata all’interno della routine familiare ma che fa emergere possibilità di relazione alternative che mettono in luce aspetti della persona con disabilità che sono spesso inediti anche per i familiari. Il coinvolgimento della famiglia viene accolto con curiosità dalle persone con disabilità e anche dai loro familiari ma una volta che emerge lo scopo e cominciano le attività sono tutti molto felici di provare esperienze nuove e nuove scoperte.
Su che tipo di sostegno economico può contare un progetto come Officine Teatrabili?
L’unico modo per poter sostenere progetti come Officine Teatrabili è il sostegno pubblico. La prima edizione è stata il frutto di un bando di Zètema Progetto Cultura e questa seconda edizione si è realizzata grazie al sostegno del Ministero della Cultura avendo vinto il Progetto Speciale FNVS 2024.
[Immagine di copertina: Corpi acustici della compagnia Fuori Contesto in collaborazione con il Conservatorio di Musica Santa Cecilia]