Salerno Doc Festival 2014. I resti di Bisanzio
Il Salerno DOC Festival apre la sua terza edizione col poetico film di Carlo Michele Schirinzi.
La 3ª edizione del Salerno DOC Festival si apre con il primo lungometraggio in concorso, I resti di Bisanzio, alla cui proiezione ha partecipato anche l’autore e regista Carlo Michele Schirinzi. Un film che si attua attraverso dei volti antichi e delle forme che introducono ad un dialogo fra il presente e l’antichità. Uno scambio fra il bianco Sole e l’ombra delle grotte e delle rovine abbandonate. Ruggine, polvere e ghiaia, resti di una vecchia modernità industriale. Interessanti le immagini che oscillano, potenti e silenti, fra l’abitato e l’abbandonato. Edifici radiografati, al cui interno vi sono delle esplosioni come fossero incorniciate che inoltre sono dei monologhi sonori che dominano sul resto del parlato invece frammentato e superfluo.
I notturni risplendono di un’equilibrata illuminazione, ottimamente curata dal regista che da sempre fonda i suoi lavori su una base visiva molto radicata. Il suo lavoro acquista un valore in più poiché la cura e l’intensità sono rivolte anche al succo del dramma, divenendo così chiaro pur partendo da un’ermetica intimità. La dimostrazione emerge proprio durante la festa alla quale alcuni i personaggi parteciperanno, che è un intrattenersi di anime che tentano di relazionarsi.
Nella visione dell’autore, che ha sempre sentito l’urgenza di trattare il tema del naufragio, vi è ciò che lotta inutilmente per rimanere vivo. Questo si traspone sottoforma di messaggi che vengono gettati in mare dall’unico personaggio che nel film detiene la capacità di comporre frasi di senso compiuto. Il coro dei personaggi vaga in cerca di un passato che non ha vissuto e a cui non prende più parte, pur ancorandosi disperatamente alle immagini che sopravvivono nelle rovine. Alla scomparsa di un membro della comunità presentata vi si restituisce la consapevolezza che la perdita è un fondamentale valore sottratto. Così come la morte è il disabitare la vita, le notti di vita ripopolano quegli stessi luoghi disabitati, mentre la benzina è il mezzo per bruciare, e quindi, per liberarsi dall’oppressione della sofferenza a causa dell’impossibilità di comprendere il senso del trapasso.
Straordinario l’elemento dell’astrazione. Ciò prende forma attraverso un’azione semplice ma significativa: il protagonista legge un biglietto con lo sguardo rivolto in macchina. La dichiarazione richiede un coinvolgimento diretto del pubblico nella messa in scena, creando una relazione con esso; pur astraendosi e demolendo la dimensione cinematografica del film, risulta essere perfettamente coerente con la linea poetica ed espressiva che ci ha accompagnato durante tutta la visione.
Dettagli
- Titolo originale: I resti di Bisanzio
- Regia: Carlo Michele Schirinzi
- Fotografia: Carlo Michele Schirinzi
- Musiche: Gabriele Panico
- Cast: Salvatore Bello, Stefano De Santis
- Sceneggiatura: Carlo Michele Schirinzi