Zumiriki
Zumiriki, film presentato all’interno della sezione Orizzonti di Venezia76, è raccontato dal regista che si chiede: è possibile esplorare lo stesso ricordo due volte?
Oskar Alegria, questo il suo nome, ha costruito una capanna sulle sponde isolate di un fiume, proprio di fronte all’isola della sua infanzia oggi inghiottita dall’acqua in seguito alla costruzione di una diga. Lo scopo era ritornare in quel luogo, diventato invisibile. Solo gli alberi dell’isola dove aveva giocato da fanciullo si ergevano stoicamente in mezzo all’acqua, come gli alberi di una barca giocattolo rotta; l’aria era il solo spazio rimasto, l’ultima traccia di un passato ancora da conquistare. Il film è il diario di un naufrago che si aggira tra i ricordi: quattro mesi di un’esperienza stile Walden in un paradiso perduto con due galline, un piccolo orto e un orologio fermatosi per sempre alle 11:36 e 23 secondi.
Sicuramente la prima cosa che si nota vedendo il film è l’importanza per il regista di filmare con l’intento di salvare il mondo per cui vediamo che la camera si sofferma sugli uccelli, la natura, le persone e più in generale su qualsiasi cosa si posi il suo occhio. Questo diventa il modo di salvare una memoria e di poterla rivivere. E con le sue testimonianze Oskar ci fa capire che questa idea gli è venuta prendendo spunto dalle riprese del padre, fatte nel passato in Super 8, e che lui alterna alle sue all’interno dell’opera.
Al centro di Zumiriki c’è una riflessione sulla memoria, il racconto di un’esperienza personale. Per fare ciò ovviamente non si dà peso al tempo che passa, ma ci si focalizza sul passato e sulle sensazioni generate da ogni cosa che vede e ricorda.
E alla base di questo racconto c’è una struttura ad episodi con titoli metaforici e il montaggio costruito abilmente dallo stesso regista con un uso della fotografia e dei documenti vecchi che avvicinano sicuramente al film, stimolando la curiosità e l’interesse dello spettatore.
Purtroppo però tutto cade a causa del ritmo estremamente lento che non genera più il fascino del ricordo e del sogno come può sembrare all’inizio, ma trasforma Zumiriki in qualcosa di pesante da vedere, considerando la sua durata di 122 minuti. Insomma è coraggiosa e affascinante l’idea di inserire in questo film, oltre alle riprese vecchie del padre, altri elementi come le fotografie dei luoghi, le varie testimonianze degli ultimi pastori e il racconto di una mucca che dopo la morte di Francisco Albistur (che pascolava 100 mucche) è scappata dal camion che le trasportava tutte e non si è fatta più vedere.
Per concludere si tratta di un film pieno di attese e idee, un mix di elementi, una vera autobiografia che nonostante i suoi difetti e pur risultando pesante dopo la parte iniziale, sa sicuramente sfruttare il potere del cinema di catturare ogni momento e ogni ricordo per trasformarlo in una testimonianza libera e attiva di una vita.
- Diretto da: Oskar Alegria
- Scritto da: Oskar Alegria
- Musiche di: Ainara LeGardon, Xabier Erkizia, Mixel Etxekopar, Xavier Garcia, Justa Mentaberri, María Azcona, Elias Alegria, Ramon Lazkano
- Fotografia di: Oskar Alegria
- Montato da: Oskar Alegria
- Casa di Produzione: Emak Bakia Films
- Data di uscita: 06/09/2019 (Venezia)
- Durata: 122 minuti
- Paese: Spagna
- Lingua: Basco, spagnolo