Zerocalcare al Premio Strega: non ditelo all’armadillo
In attesa dei suoi “disegnetti” al Napoli Comicon, un focus sul fumettista di Rebibbia che ha conquistato migliaia di lettori e anche la candidatura al premio Strega (ma non ditelo all’armadillo): Zerocalcare.
Di Zerocalcare, da qualche anno ormai uno dei fumettisti più famosi e apprezzati del nostro Paese (ma non glielo dite che poi si finge morto), avevamo già parlato in occasione della sua partecipazione alla fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi di Roma. Era il dicembre 2012 e il giovane Michele Rech, classe 1983 (ma anche qui è meglio non insistere troppo), aveva già all’attivo, oltre alle svariate realizzazioni grafiche per il circuito dei centri sociali e della scena punk, hardcore e Oi! e a numerose collaborazioni con quotidiani e riviste italiani e stranieri, un blog a fumetti – divenuto poi un sito, www.zerocalcare.it – pluripremiato e seguitissimo, e ben due albi a fumetti pubblicati da Bao Publishing: La profezia dell’armadillo (2011) e Un polpo alla gola (2012) – il primo ristampato cinque volte, il secondo esaurito in prevendita per un totale di oltre 40.000 copie vendute.
Da allora molte cose sono successe, ma al tempo stesso poco è cambiato: Calcare continua a essere timido e impacciato di fronte alle telecamere, da quelle delle piccole riviste a quelle di Che tempo che fa e del Festival del giornalismo di Perugia; le sue strisce sul sito confortano un lunedì sì e uno no di migliaia di lettori, e le sue pubblicazioni, sempre edite dalla Bao, continuano a vendere (e a commuovere, entusiasmare, far ridere o sospirare) vertiginosamente.
Dopo Ogni maledetto lunedì su due (2013), raccolta in volume delle strisce pubblicate sul blog in un anno e mezzo, e Dodici (2013), surreale racconto di un’invasione di zombie nel quartiere romano di Rebibbia – amata residenza dell’autore alla cui uscita della metro ha da poco realizzato un murale di ben 40 metri quadrati – il 16 Ottobre 2014 vede l’uscita di Dimentica il mio nome, forse la storia più difficile, intima e matura, in cui, tra realtà e finzione, uno Zerocalcare impaurito ma determinato cerca di ricostruire le vicende della sua famiglia attraversandone ben tre generazioni.
Il graphic novel si è presto aggiudicato il premio “Libro dell’anno” indetto dalla trasmissione Fahrenheit di Radio 3 Rai, mentre è notizia recente la sua candidatura alla 69° edizione del Premio Strega; secondo caso, dopo unastoria di Gipi lo scorso anno, di un romanzo a fumetti tra i dodici finalisti del premio letterario più prestigioso d’Italia – imperdibile a tal proposito la vignetta realizzata per l’occasione da Leo Ortolani, il papà di Rat-Man.
E chissà che il nostro non risponda con uno dei suoi “disegnetti” al collega toscano, essendo entrambi tra i numerosi ospiti della 17° edizione del Napoli Comicon che si terrà dal 30 Aprile al 3 Maggio presso la Mostra d’Oltremare – sul sito il calendario delle presenze. La rassegna partenopea vede inoltre Dimentica il mio nome candidato a ben due premi: “Miglior Sceneggiatore” e “Miglior Fumetto”.
Anche confrontandosi con generi diversi, Rech non ha deluso le aspettative dei suoi lettori: il suo Kobane Calling, reportage a fumetti di oltre 40 pagine pubblicato nel gennaio 2015 su Internazionale e incentrato sul conflitto tra curdi e Stato Islamico lungo il confine turco-siriano, è andato esaurito in tempo record in tutte le edicole d’Italia.
Resta da vedere come Calcare se la caverà nelle vesti di sceneggiatore: nel Gennaio 2014 l’artista aretino ha infatti annunciato alla sua maniera, e cioè con una storia a fumetti divertente e auto-ironica pubblicata sul suo sito, che La profezia dell’armadillo, la prima raccolta di racconti autoconclusivi a fumetti pubblicata da Bao – ma precedentemente autoprodotta in 500 copie dall’amico e collega Makkox, artefice tra l’altro dell’apertura del blog di Rech – diventerà presto un film, anche se la storia sarà completamente riscritta dallo stesso Zerocalcare insieme a Valerio Mastandrea (anche regista), Johnny Palomba e Oscar Glioti.
Ed eccoci arrivati all’inevitabile domanda: perché Zerocalcare ha tanto successo? Se glielo chiedessimo probabilmente si guarderebbe imbarazzato la punta delle scarpe desiderando la fuga incitato dall’immaginario amico armadillo, la rappresentazione di paure e insicurezze personali quasi sempre presente nelle sue storie. Eppure nei “disegnetti” Rech è capace di trasmettere emozioni diverse a un pubblico eterogeneo, complice uno stile riconoscibilissimo, divertente, diretto e spontaneo, sia dal punto di vista verbale, con un uso sapiente e diffuso del dialetto romano e innumerevoli citazioni prese dalla cultura pop dagli anni Ottanta ai giorni nostri, sia grafico, con tratti rapidi ed essenziali in bianco, nero e grigio (sul web) alternati al colore (negli albi stampati).
A un innato talento vanno sicuramente aggiunti il favorevole periodo storico; la diffusione del web e dei social network; la rivalutazione, in ritardo, della letteratura per immagini “sempre più percepita per quello che è, ossia un linguaggio e non un genere, come ha affermato lo stesso autore, e una felice scelta del formato, il blog a fumetti, diffusissimo in Francia (Calcare ha più volte dichiarato di ispirarsi a Boulet, Penelope Bagieu). Ma, soprattutto, a Rech va riconosciuto di aver avuto il coraggio di mettere in scena se stesso, la sua vita di tutti i giorni, le sue manie, paranoie, ansie – prima tra tutti quella del Tempo, tema dell’ultima, bellissima storia pubblicata sul sito. Senza alcuna pretesa di ergersi a cantore di una generazione – che poi ci sia riuscito è un’altra storia – ma nella stessa maniera spontanea, ironica e un po’ incosciente con cui, anni fa, scelse il nickname che poi gli è rimasto. Non si tratta solo di aver “colmato un buco narrativo” – come Rech spesso ricorda – ma di incarnare, e soprattutto comunicare con efficacia, lo spirito del tempo. Uno spirito con il piede costantemente premuto sull’acceleratore, con Calcare a fare da divertentissimo autovelox (Con questa ci siamo giocati l’autografo al Comicon).