VINICIO CAPOSSELA @ CALITRI SPONZ FESTIVAL
UN SORPRENDENTE INCONTRO CON LA MUSICA
Concerto di fine estate. Vinicio Capossela regala un tributo musicale alla terra natale dei suoi genitori, nel cuore dell’Irpinia. Sembra di essere finiti in un quadro impressionista: ruderi, case color marzapane, vicoli nei vicoli (a mo’ di surreali matrioske) e natura incontaminata. All’interno dello ‘sponz’ festival, in cui letteralmente ci si ‘sponza’(inzuppa) di felicità, uomini attempati si improvvisano rapsodi ed aedi, mentre donne di mezza età inscenano commedie in costume, recitate – rigorosamente – in dialetto avellinese (quello che ha consacrato la ‘u’ come regina delle lettere dell’alfabeto). Intanto l’atto dell’esposizione del lenzuolo (retaggio di una tradizione popolare per la quale bisognava rendere pubblica l’illibatezza delle novelle spose), è riprodotto in chiave goliardica e pagana, con caleidoscopici schizzi appesi ai balconi di ogni casa. In questa cornice in cui tutto il paese è in festa, Vinicio, poco lontano dal centro storico, allieta un’inaspettata fiumana di gente. Sul palco è accompagnato dalla Banda della Posta, che presenta il suo album ‘Primo Ballo’. ‘Ballo’, di fatto, è la parola chiave della serata: si spazia dalle danze popolari, alla musica antica e medievale. In un clima di frenesia puerile, tutto il pubblico si muove a ritmo di danza: sulle note della tarantella di Montemarano, del tango, della quadriglia batticulo e altri balli folkloristici. Tra un suono di organetto e quello di una chitarra a battente, Capossela riprende fiato e racconta della comunione sociale che si era prefissato di raggiungere con l’organizzazione di questo festival: come il baccalà, messo in ammollo – sponzato – in acqua, così uomini e donne, giovani e meno giovani, si bagneranno nella gioia, uniti in un instancabile abbraccio collettivo. Ma non è tutto: Capossela, noto per la sua visionarietà poetica e la vena da cantautore, non risparmia ai suoi fan i pezzi storici del suo repertorio. Commozione sulle note di ‘Ovunque proteggi’, ‘Che cos’è l’amor’, ‘Pena de l’alma’, ‘Con una rosa’. A Calitri, tuttavia, nella serata in cui le stelle sembrano essere a un palmo di mano, poco è lo spazio concesso alla – seppur gradita – malinconia. Tutto è esuberanza, ilarità, gaudio e furore. E gli ‘ingegneri dell’anima’ (come Capossela definisce amabilmente i suoi compagni di viaggio) sorridono e sorprendono. Adesso e per quando tornerà l’incanto.