Cinema

ViaEmiliaDocFest2013. Magog o l’epifania del barbagianni

Fausto Vernazzani

Originale nella forma e spietato nei contenuti, questo è il lento Magog di Luca Ferri in concorso al ViaEmiliaDocFest

Esistono tanti tipi di documentari, ma per nessuno dei vari scaffali è adatto l’originale Magog o l’epifania del barbagianni del bergamasco Luca Ferri. Impossibile capire dal titolo quale sarà l’argomento dei 68 minuti che costituiscono questo film del 2011 in concorso al ViaEmiliaDocFest di quest’Ottobre. Fuori dalla convenzione filmica, più vicina alla fotografica, Magog è imposto come la lettura di un libro illustrato a cui è allegato il corretto album da ascoltare mentre si sfogliano le pagine.

Un libro in genere subisce però vari trattamenti, si apre, si inizia e si interrompe, Ferri scrive il suo senza concedere spazi né nulla e si getta sin da subito nel tema prescelto: la speculazione edilizia. Negli anni Sessanta Italo Calvino scrisse un romanzo sulla cementificazione della costa ligure e cinquant’anni dopo Magog estende la piaga a tutta la pianura padana, malanno troppo legato alle coste e alle terre del sud nelle teste della gente italiana, qui paragonata con sottile ironia ai barbari sanguinari dell’Asia (dalla Bibbia deriva il nome Magog).

Fotogramma dopo fotogramma si passa dalla nebbia al sole, dal nuvoloso all’apatico cielo del Nord Italia dove la terra è costellata di costruzioni abbandonate, vissute e incompiute, mostri architettonici dove la gente orbita con le sue voci lontane, registrate da territori diversi e poi incollate sulle facciate o sulle giostre degli edifici incriminati. Il gioco funziona, Luca Ferri sposta suono e video, li fa incontrare e incastrare, ma è un meccanismo semplice come una ruota, e dopo aver visto girare Magog una decina di volte, comincia a diventar ridondante fino a che l’epifania del titolo non si fa strada.

In Via dei Burattini una processione, mossa avanti e indietro, play e replay da Ferri che con lo squillo di un telefono e le musiche di Dario Agazzi, creano un ritratto disturbante dell’umanità che popola queste terre dal cancro sempre più invadente. Tuttavia non è sufficiente un’epifania, né la bontà e l’originalità dell’idea, oltre il comune linguaggio cinematografico, a rendere la visione di Magog non piacevole, obiettivo sicuramente non considerato dal team di Lab80, ma neanche tollerabile per un tempo troppo lungo. Tra i vari titoli offerti quest’anno al ViaEmiliaDocFest, Magog spicca nonostante tutto come una delle opere più complete e cinematografiche, nonché sperimentale come buona parte del nuovo cinema italiano, lontano dall’egocentrismo visuale di Manuli e dall’esplorazione antropologica di Frammartino ma, in qualche modo, si pone come loro (e non solo) parente.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Luca Ferri
  • Fotografia: Luca Ferri, Samantha
  • Musiche: Dario Agazzi
  • Cast: /
  • Sceneggiatura: Luca Ferri

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