Vetrina. “Volevo tutto. La vita nuova”
La nuova ricerca della dolce vita di un giornalista nella Milano frizzante degli anni Sessanta, raccontata da Andrea Gentile.
È il 1965, Andrea Di Sanza, protagonista di Volevo tutto. Una vita nuova, è un giovane giornalista molisano che approda al mitico indirizzo di via Solferino 24, sede del Corriere della sera.
Arrivato da un quotidiano di provincia, è determinato a fare grandi cose, e a non deludere le aspettative del padre, ex firma della testata. Ma il suo primo periodo al giornale non porta i risultati sperati: si occupa di articoli di poco conto, senza produrre risultati apprezzabili. Passa il tempo ciondolando in redazione e per le strade di Milano, nei bar a bere whisky, privo di slanci. Intesse relazioni superficiali con i colleghi, e rovina ben presto i rapporti con il direttore.
La sua indolenza si manifesta anche quando gli si presenta, su un piatto d’argento, la grande occasione, l’esclusivo coinvolgimento in un film segreto che il maestro Fellini sta girando, opportunità che Di Sanza subisce, più che vivere, in linea con il suo disinteresse generale. Oltre a non brillare nel lavoro, si rivela pessimo anche nella vita privata. Sposato con Alessia, la lascia incinta al paesino, per andare a Milano in nome della carriera, dove immediatamente si innamora di Bianca, unica in grado di suscitare in lui desideri e passioni. Si disinteressa totalmente della moglie e del figlio appena nato, fa ritorno in Molise solo in occasione della scomparsa improvvisa del fratello, morto in strane circostanze, ma anche questo evento sembra lasciarlo indifferente.
Andrea Gentile, classe 1985, ha saputo dare vita a un carattere negativo senza dover elaborare la figura di un cattivo. Andrea di Sanza – il personaggio ha il nome dell’autore e il cognome della madre – suscita sin dalle prime pagine forti sentimenti di irritazione del lettore. Pian piano la trama si sviluppa in dialoghi ed eventi surreali che danno al racconto un aura visionaria, in bilico tra dimensione onirica e realtà. Sullo sfondo l’Italia degli anni Sessanta, tanti e interessanti i riferimenti d’epoca, tra notizie di cronaca, aneddoti sul mondo dello spettacolo, personaggi che hanno fatto la storia: Montale e Montanelli in redazione, Fellini sul set, Mina che canta nei locali. Ma proprio nell’ambientazione v’è la pecca maggiore. L’atmosfera che si respira fa pensare alle scene dipinte dei vecchi film. I continui riferimenti a fatti e oggetti d’epoca, risultano, in molti casi didascalici, e anziché convincere il lettore lo persuadono costantemente della finzione. L’eccesso di dettagli e specificazioni, su personaggi, libri, canzoni, fatti di cronaca, talvolta risulta forzato, rendendo poco credibile la narrazione.
- Genere: Romanzo