Vetrina. “Sofia si veste sempre di nero”
Il romanzo “in frammenti” di Paolo Cognetti
Non è semplice raccontare una crescita. Si ha a che fare con la normalità. E in questa normalità Sofia, la protagonista vestita di nero del “romanzo di racconti” di Paolo Cognetti, rientra alla perfezione e a dispetto delle apparenze. Come l’adagio ben sintetizzato da una riga di una canzone dei Marta Sui Tubi – “chi è speciale è sempre più normale”.
Sofia è l’eccezionalità contenuta nella norma: figlia di un matrimonio affrettato, e perciò facile alla rovina, ha giusto il tempo di aprire gli occhi sul coraggio dei sogni infantili per poi richiuderlo in un armadio, lo stesso dove trova rifugio fisico dal gas venefico di una realtà asfissiante. La sua è una storia di vita quotidiana che sfocia nella sopravvivenza, alimentata da ciò che è stato barattato troppo presto con l’innocenza: la rabbia. Il modo in cui se ne veste è la sua caratteristica fondamentale, il suo marchio di fabbrica, quel quid che divorandola la plasma, dandole la forma di un’esile ragazza sofferente, nomade nel mondo e nei sentimenti. Da piccola piratessa ad aspirante suicida, poi attrice e viaggiatrice, Sofia salta da un frammento all’altro del suo essere sgusciato dal ventre della periferia lombarda; lo guarda, ne fa uso e l’abbandona, come un luogo di stallo da cui evadere, come un pezzo di un complicato puzzle gettato alla rinfusa sopra un tavolo. Così appare il racconto di racconti di Cognetti, un primo romanzo che affronta, non senza fatica, il distacco dalla forma narrativa breve. Tant’è che ogni sua fase possiede un proprio titolo, un proprio perimetro, consolidato tanto dal grado narrativo che dal punto di vista specifico di uno dei personaggi. Autore compreso.
Cognetti ammanta la sua protagonista di nero, provando per la prima volta l’esperienza di affezionarsi a una creatura d’inchiostro senza lasciarla andare dopo poche pagine, bensì accompagnandola per un tempo lungo. Ma alla fine il colore scuro di quegli abiti sembra prendere il sopravvento su chi ha scelto di descriverlo, lo conquista, l’imprigiona. I frammenti di memoria che compongono la schiacciante identità di Sofia scorrono ora lentamente, ora con impennate improvvise (soprattutto in conclusione), nelle quali una manciata di parole si imprime nella mente di chi legge, e il resto scappa. Come lei, la ragazza magra e sfuggente che trova pace solo nell’acqua calda di una vasca. La sua presenza si delinea allora come oggetto di un “esorcismo” emotivo e sentimentale, come se chi scrive avesse voluto trasformarla in carta per liberarla e liberarsene. Una prova di questo è la ricerca quasi ossessiva d’intimità da parte della prosa, quell’attaccamento ai dettagli che, forse, è un effetto collaterale dell’indubbia abilità descrittiva di Cognetti. Cui va il merito di aver dipinto bene, più delle figure, il quadro: trent’anni di Italia e di Storia messi sotto una lucidissima lente. È questo che succede veramente in Sofia si veste sempre di nero. Il resto è una finestra aperta in una casa – il dentro e non il fuori, “il contrario della strada” -, in cui non è detto che tutti vogliano guardare.
- Genere: Narrativa italiana