Vetrina. “Sei gradi di separazione”
Nel 1967 lo psicologo sociale Stanley Milgram scoprì che tra due sconosciuti vi è una catena di solo sei persone. Tale teoria, nota come “Small World Theory”, non solo è quotidianamente sotto gli occhi di tutti, ma è sottoposta a continui aggiornamenti dal vertiginoso sviluppo della società contemporanea. C’è solo un piccolo problema: “la vicinanza non ha nulla a che fare con la distanza”. Su questa base si sviluppa la lucida graphic novel di Matteo Farinella, artista e scienziato bolognese, intitolata appunto “6 gradi di separazione” e edita da Bel-Ami Edizioni.
Nel 1967 lo psicologo sociale Stanley Milgram scoprì che tra due sconosciuti vi è una catena di solo sei persone. Tale teoria, nota come “Small World Theory”, non solo è quotidianamente sotto gli occhi di tutti, ma è sottoposta a continui aggiornamenti dal vertiginoso sviluppo della società contemporanea. C’è solo un piccolo problema: “la vicinanza non ha nulla a che fare con la distanza”. Su questa base si sviluppa la lucida graphic novel di Matteo Farinella, artista e scienziato bolognese, intitolata appunto “6 gradi di separazione” e edita da Bel-Ami Edizioni.
La storia – in parte autobiografica – è disseminata in micro-frammenti in bianco e nero che ingabbiano, come una scacchiera, il protagonista, lasciando trapelare l’angoscia, il disagio, la malinconia di un rapporto a distanza. Ma sarebbe sbagliato limitare il testo a una semplice storia d’amore: 6 gradi di separazione è anche e soprattutto una riflessione sul paradosso tra l’iper-connessione e la solitudine di cui tutti siamo vittime, specialmente (e ancora una volta paradossalmente) nelle grandi città. L’autore sottolinea inoltre il panico a cui oggi sono sottoposti i giovani, chiamati a scegliere tra mille alternative diverse senza alcuna possibilità di sapere quale sia quella giusta.
Si stava meglio prima, dunque? La vicinanza è ancora necessaria? Quante persone abbiamo bisogno di conoscere e come scegliere quelle giuste? A queste domande, poste nella Prefazione, Farinella risponde con una storia attuale, diretta e sincera, tradotta in disegni dallo stile semplice e intuitivo che si rifà molto – e non poteva essere altrimenti visto il tema trattato – al mondo digitale: ecco dunque layout che paiono interattivi, disegni dal sapore di icone e linee che rifiutano la sequenzialità della carta stampata. Parallelamente, il tratto ricorda molto le figure delle carte da gioco, generando un piacevole contrasto tra temi e linguaggi tech e immagini visivamente molto antiche, simboli archetipici di villaggi tranquilli fatti di vecchi ai tavoli e volti da sempre conosciuti.
Ecco dunque che, sospeso tra una modernità galoppante e un lontano e idilliaco passato, vediamo – con l’autore – un funambolico Jolly che fa tintinnare i suoi sonagli sogghignando mentre dall’alto osserva la misera umanità, tutta presa a rincorrere vane illusioni. E può capitare, come succede al protagonista, che la nostra vita ci sembri un esperimento sociale del quale non abbiamo alcun controllo.
Simone Angelini, nella Prefazione, osserva come Farinella sia abile nell’analizzare il cervello umano (mestiere, tra l’altro, dello stesso autore) e difatti sia l’impaginazione che la sceneggiatura ricordano l’ambiente scientifico dei grafici e degli schemi; tuttavia – e in questo risiede la forza del libro – a ciò si aggiunge la consapevolezza – tutta artistica (ovvero umana) che non esiste una soluzione, che a renderci unici sono proprio le nostre imperfezioni, quegli stupidi dettagli che, di fatto, costituiscono la nostra vita. Il libro si conclude con dei dati che fanno riflettere: secondo una stima più recente, i gradi di separazione su Facebook sono scesi a 3,74, la popolazione mondiale ha superato i 7 miliardi e nel 2010 sono state più di 193 milioni le persone in Inghilterra ad aver preso un aereo. È un bene o un male? Ancora una volta è impossibile rispondere. Solo una cosa è certa, sembra affermare Farinella: comunque vadano le cose, l’importante è imparare a essere felici anche da soli e questo, per fortuna, dipende solo da noi (o no?).
- Genere: Graphic Novel