Vetrina. “ROMA”
Gaja Lombardi Cenciarelli regala ai suoi lettori un condensato di ironia e sensibilità da tenere sempre in tasca.
“Tutte le strade portano a Roma”. Non tutte, però, sanno condurre a un libro come ROMA (Tutto maiuscolo come sulle vecchie targhe) di Gaja Lombardi Cenciarelli, fra le perle della collana Miyagawa della casa editrice 20090. Un percorso raro, un viaggio breve e intensissimo, che fa venire tanta voglia di tornare, ricominciare da capo e non smettere mai di ripetersi.
Dentro ROMA ironia e nostalgia stanno insieme come la gioia e la tristezza dipinte da Borges: mescolandosi, fondendosi, senza mai giustapporsi. La Cenciarelli, scrittrice e traduttrice, de-scrive ogni faccia del prisma della sua città – dallo Storico Negozio di Alimentari degli amici e vicini Rosanna e Luigi a un caratteristico “esemplare” di barista piacione – con la grazia e l’abilità di un’equilibrista: passando da un tono all’altro – dal comico al tragico, dal ‘basso’ all’ ‘alto’ – senza polarizzare, senza eccedere. Dando il giusto peso, il giusto spazio, tanto ai suoi guizzi ironici quanto a quelli emotivi.
Tutta la spontaneità dei suoi post su Facebook, “scovati” e raccolti dagli editori (Tommaso Labranca e Luca Rossi) nelle appena 150 pagine di un comodissimo formato cartaceo, fa del libro di Gaja Cenciarelli una delle più piacevoli e brillanti esperienze di lettura targate 2015: una “camminata” – per usare una sua stessa metafora o, per meglio dire, metàfa – attraverso luoghi, affetti e significati personali che, come tutti i dettagli del mondo, sono in grado restituire il disegno del macrocosmo che li ospita; semplicemente perché lo contengono.
E l’autrice di ROMA contiene Roma. Contiene tutto ciò che è riuscita a viverne, a vederne. Ciò che l’ha resa capace di trasmetterne, per il tempo elettrico e troppo corto di una lettura ingorda, l’intuizione. Anche e soprattutto a chi Roma non potrà mai capirla. Pur comprendendone la lingua, il dialetto frusciante e verace; pur misurandone a piedi vicoli, ponti e periferie; pur imparandone a memoria i monumenti, quella ‘grande bellezza’ così decantata e insieme umiliata, dalle persone come dagli schermi.
La sensazione, alla fine, è di essere un po’ come una citazione di Shakespeare buttata in pasto a una nobile ignorante: in mezzo alle cose ma allo stesso tempo fuori da esse, a disagio. Saperlo, ma soprattutto saperne ridere, è la profondissima lezione che l’esplosiva simpatia di ROMA suggerisce ai suoi lettori. Per questo e a suo modo un libro grande, anche se piccolo abbastanza da stare in una tasca.
- Genere: Romanzo