Vetrina. “Quasi mai”
Le avventure eroiche ed erotiche di Demetrio, agronomo lussurioso e dedito all’onanismo, nel Messico polveroso e provinciale di Daniel Sada.
Messico, 1945. Da mondi lontani giungono echi della guerra, ma Oaxaca la città in cui vive Demetrio, protagonista di Quasi mai di Danel Sada, sembra appartenere a un altro pianeta. Hiroshima è né più né meno di una notizia da commentare a colazione. Demetrio è un giovane agronomo benestante, vive da solo in una pensione, si disinteressa di tutto e ha un chiodo fisso, il sesso, che preme e lo spinge a frequentare un bordello di lusso. Da subito sviluppa un’ossessione per la bella Mireya. Un colpo di fulmine erotico che gli provoca dipendenza.
Solo una lettera in cui la madre gli chiede di essere accompagnata a un matrimonio lo distoglie, temporaneamente, dall’ammaliante prostituta. Demetrio fa così il suo ingresso nel villaggio di Sacramento, distante almeno tre giorni di viaggio, e, dopo un solo ballo, si innamora di Renata: la donna casta contrapposta alla puttana. Da quel momento comincia un corteggiamento dai tempi biblici. Demetrio, pervaso dall’idea della donna perfetta, non ha neanche il permesso di sfiorare la mano della ragazza dagli occhi verdi e intraprende il lungo cammino – una lotta donchisciottesca punteggiata da molti episodi di onanismo – per averla.
In lui convivono un’anima semplice, ingenua, una tendente alla lussuria sfrenata, col pallino degli affari, e una buona dose di spregiudicatezza. Tanto pronto a lanciarsi in nuove avventure, quanto avvezzo a farsi raggirare, Demetrio è il tipo d’uomo che si abbatte, pare spezzarsi, ma poi ci si accorge che s’era solo piegato, pronto a raddrizzarsi e ad andare avanti.
Quello di Quasi mai è un Messico assolato, antico, polveroso. C’è l’afa dei villaggi, l’ipocrisia della provincia, l’odore dei bordelli, il refrigerio delle tinozze d’acqua per il bagno, le lunghe lettere, i soldi facili da guadagnare e da dissipare, i ranch isolati, i treni sudati, i viaggi estenuanti.
Daniel Sada mette tutto insieme spalmando le parole come burro morbido su una fetta di pane in cassetta. Racconta in maniera ironica, strizzando l’occhio al lettore, senza lesinare i commenti, con il tono confidenziale di chi non ha fatto altro, nella vita, che dipingere a tinte vivide le esistenze degli altri. Un linguaggio ricercato, estroso, caldo, divertente e divertito, che va spedito e rumoroso verso la meta, ma con la lenta velocità di un vecchio camioncino su una strada sterrata. Una lode a Carlo Alberto Montalto, che, con la sua traduzione, è riuscito a rendere la vivacità e l’inventiva linguistica di Sada e all’editore Del Vecchio per aver portato in Italia, seppure post mortem, uno dei più importanti scrittori messicani.
- Genere: Romanzo
- Altro: Traduzione di Carlo Alberto Montalto.