Vetrina. “Quaderni d’inverno”
Un viaggio poetico tra malinconia ed erotismo che convince e coinvolge.
Non sono poesie d’amore consuete quelle che compongono la raccolta Quaderni d’inverno del giovane autore salernitano Stefano Ferrara, pubblicata da Circorivolta Edizioni.
Certo, l’amore è sempre presente, anzi è il filo che tiene unite le ben 48 liriche del volume, ma è trattato con una sensibilità e un’originalità davvero degne di nota. Che sia con i toni accesi e decisamente erotici di un ricordo vivo e pulsante o con quelli più sommessi di una storia finita e non ancora dimenticata, Ferrara riesce a catturare completamente l’attenzione del lettore, obbligandolo a soffermarsi su ogni pagina, su ogni verso e a leggerlo e rileggerlo per apprezzarne la musicalità e il contenuto che ognuno può dire esser in parte anche suo.
La cosa più sorprendente è l’abilità con cui lo scrittore, blogger e pubblicista riesce ad accostare termini e tematiche opposte, ed è proprio da questo attrito che le sue poesie prendono forza: l’amore dunque ma anche l’odio, la dolcezza ma anche la violenza, la vita ma anche la morte trovano posto in questi componimenti diversi per lunghezza, irregolari come contorni di ferite fresche.
“Son marcio di vita” scrive Ferrara in Ode al divin ascolto. Ecco, anche le poesie della raccolta sono così, cupamente “raggianti” – per usare il titolo di uno dei componimenti, nonché un termine spesso usato dallo scrittore – dai versi, ora sussurrati ora urlati, che riescono a trasmettere emozioni molto forti di una “vita trascorsa a contare urla/ nell’eco di questo tepore” (Di ogni presagio, un rumore).
Nella raccolta non mancano liriche dedicate alla poesia e alla scrittura, tra le quali sicuramente spicca la brevissima È facile vedere l’inchiostro sanguinare: “è facile vedere l’inchiostro sanguinare/ Gocce di vento, odore di affanni.“
Molto riuscite sono poi le poesie I vezzi dell’inverno, i cui toni malinconici e le anafore restituiscono pienamente il dolore provocato dall’assenza dell’amata, e Nero nefasto e sangue solo di giuda, battagliero inno di un poeta con le idee molto chiare: “Tutti si beano della loro sopravvivenza meschina,/ io non voglio sopravvivere, /io cerco la morte, cerco la gloria.”
Ma sono davvero tante le liriche che meriterebbero una trattazione a sé per la profondità e lo stile di scrittura, da Le lacrime che piango – “piango, nei sussulti vacui della solitudine,/ nella vivida incisione di un tempo che è oggi/ e che non mi riguarda.” – a Sono costruzione fatata dell’essere – “sono costruzione fatata dell’essere/ m’imprimo di sgomento. E vivo, rimembrando il tormento.” passando per Questa ragione di vita e Prolungherei in infiniti battiti.
Al di là di qualche componimento forse ancora un po’ acerbo, come quelli dedicati alle città (Bruxelles, Montelepre, Edimburgo) dunque, Quaderni d’inverno è sicuramente una raccolta interessante e coinvolgente, da conservare e rileggere.
- Genere: Poesia