Libri

Vetrina. “Poesia, ragazza mia”

Francesca Fichera

L’elogio della poesia di Elio Ria, il secondo de “I Destrieri” di Aphorism per l’editore Lettere Animate

La precisione del poeta (che non sbaglia mai): la cantavano i Marlene Kuntz in un loro vecchio brano. E a questo accenno di descrizione sembra corrispondere perfettamente Elio Ria, secondo dei Destrieri nati dalla collaborazione fra il portale neoletterario Aphorism.it e la giovane casa editrice pugliese Lettere Animate. Sua è la dedica in forma di passo – ulteriore, proseguimento di un cammino – al fiorire atavico dell’arte poetica che coltiva e innaffia da sempre: Poesia, ragazza mia il titolo, dove dalla ripetizione trae origine la persistenza della memoria di un suono. E non a caso, perché il suono è il fluido attraverso il quale la voce della poesia diffonde la sua eco. Ma il lavoro di Elio Ria va oltre, ed è qui che si invera l’implicita definizione dei Marlene: l’autore leccese non si limita ai versi ma li rende allaccio, ponte, nodi di una mappa della realtà, mentale e fisica, in cui vive. A cui fanno da corredo – e da sostegno – aforismi, citazioni, finanche veri e propri stralci tratti dai grandi classici – Calvino, Voltaire, Cioran, Leopardi. E in ultima istanza, dopo l’impennata in versi della prima parte del libro – dove spicca la rapida magia di componimenti come Incantevole vigoroso ulivo e Tanto che poi piangerò – s’insinua la solidità della prosa: evocativa quando impegnata a ritrarre momenti e odori di una Puglia assolata (Immagini); descrittiva e, a tratti, didascalica nell’atto di mostrare un bagaglio di voci inascoltate, di esperienze – letterarie e non – assorbite da Ria e dalla polvere che giace sui libri di cui si prende cura (Chi meglio di loro?). Si configura così quello che appare a tutti gli effetti «un giuramento. O qualcosa di simile» fatto all’ars poetica da un suo amante che è anche estremamente razionale; che ha scelto di non affidarsi solo alla propria vena, riconoscendone i naturali e umani confini, e svelando il meccanismo di compenetrazione e reciproca influenza stabilitosi tra i “figli dei poeti”. Mettendo a nudo l’infinito vincolo che li lega, come nella Biblioteca di Babele borgesiana. Per questo accade che in Poesia, ragazza mia vi sia più riflessione che suggerimento, più pensiero che sensazione. È un libro che corteggia ciò di cui parla, che vi gira intorno; e che, quando abbassa la guardia di un occhio forse troppo vigile, regala perle di una maturità tanto preziosa quanto piena d’ombre. Di una saggezza sfuggente che recita: «Mancava poco per essere / niente: / a interpretare brevità c’ero io”, e che è quel che rimane dentro.


  • Genere: Poesia

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