Vetrina. “Nelle foreste siberiane”
Una poco condivisibile ‘ricetta della felicità’, dalla penna del giornalista francese Sylvain Tesson
Per questo libro voglio fare un’eccezione e parlare in prima persona – e mi perdonino i manuali del buon recensore.
Un po’ di tempo fa lessi di una nuova tendenza russa: pagare un sacco di soldi per passare una notte da barboni. Ebbene, questo è stato il primo pensiero scaturito dalla lettura di Nelle foreste siberiane dello scrittore-giornalista francese Sylvain Tesson, edito da Sellerio, che nel 2011 si è aggiudicato pure il Prix Médicis.
Stanco dei soliti viaggi (giri del mondo in bicicletta e cose così), il saggio Tesson decide di fermarsi, come folgorato sulla strada di Damasco: il vero viaggio è quello interiore! Il luogo prescelto per il suo ritiro spirituale non poteva certo essere un anonimo paesino di montagna (Tesson non è mica Moresco): il temerario giornalista opta nientemeno che per la Siberia, andandosi a rintanare per 6 mesi – da febbraio a luglio – in una capanna di legno sulle sponde del lago Bajkal, portando con sé lo stretto necessario, ovvero due furgoni carichi di attrezzature da montagna, cibo, sigari pregiati, litri di vodka e – per fortuna – molti libri, dei quali l’autore non manca di fornire una dettagliata lista (al cui termine quasi ci si aspetta di visualizzare i “like”).
L’audace scrittore ci regala così un diario di 253 pagine traboccanti di perle di saggezza come “i sogni si avverano, ma sono solo bolle di sapone pronte a scoppiare”; osservazioni acute quali “essere soli significa sentire il silenzio” e toccanti dichiarazioni del tipo “gli oggetti ci svelano la loro natura, sembra quasi di cogliere il mistero della loro essenza. Ti amo, bottiglia; ti amo, temperino e amo te, matita di legno, e te, mia tazza, e anche te, mia teiera che sbuffi come un vascello sfasciato. Fuori il vento e il gelo infuriano a tal punto che questa capanna rischierebbe di crollare se non la riempissi col mio amore”.
Il buon Tesson, tra un litro di vodka ed estenuanti giornate trascorse nel tepore del sacco a pelo a leggere classici, sembra davvero aver trovato la ricetta della felicità: “per provare un senso di libertà interiore bisogna disporre di spazio e di solitudine. A ciò si aggiunga l’essere padroni del proprio tempo, il silenzio totale, una vita dura e lo spettacolo della bellezza naturale”.
Nient’altro?
Ma non illudetevi, “quello del rifugiarsi nelle foreste è uno spartito che può essere eseguito solo da un numero limitato di interpreti. Gli anacoreti formano una élite”. Noi, comuni mortali, intossicati dal consumismo e dalla vita frenetica delle grandi città, al massimo possiamo aspirare a un fine settimana a Roccaraso. Gentile Tesson, non basta essere un buon lettore per essere un bravo scrittore così come non basta giocare a fare l’eremita per diventare saggio.
Pare che il nostro sia intenzionato a ripetere l’esperienza, nelle foreste del Canada o nella tundra del Circolo polare artico. Speriamo che questa volta le sue testimonianze si limitino a una cartolina.
- Genere: Narrativa straniera