Libri

Vetrina. Michele Mari – Di Bestia in Bestia

Roberta Iadevaia

Una nuova versione del libro di esordio dello scrittore italiano Michele Mari, dal titolo “Di bestia in bestia”

Ci sono voluti più di vent’anni perché Michele Mari realizzasse quell’energico editing richiestogli da Mario Spa­gnol della Lon­ga­nesi nel 1989, anno di uscita del suo libro di esordio, Di Bestia in Bestia. Allora lo scrittore rifiutò, minacciando l’editore di non pubblicare affatto; oggi invece lo stimato professore di Letteratura italiana nonché autore di memorabili poesie, racconti, saggi e romanzi – tra cui vanno almeno ricordati Verderame, Tutto il ferro della torre Eiffel e il céliniano Rondini sul filo – riprende quelle pagine scritte ad appena ventiquattro anni e, a forza di tagli, suture e asciugature, ci regala una nuova versione – edita questa volta da Einaudi – di quello che resta, per sua stessa ammissione, il libro della sua vita.

Che Di bestia in bestia sia da molti anni esaurito e introvabile spiega in parte questa operazione: basta perdersi nelle sue pagine struggenti e sublimi per intuire che forse la vera motivazione risiede proprio lì, nei libri che “possono fare alla vita una concorrenza sleale, molto sleale“. Difatti, come spiega lo stesso scrittore, dietro la sconvolgente storia del dottissimo protagonista Osmoc e del suo bestiale gemello Osac, si nasconde sì l’eterno dualismo fra cultura e natura ma soprattutto si cela – e nemmeno tanto – una accorata denuncia alla letteratura che è insieme “salvezza e fardello, trionfo e disfatta, orgoglio e lutto“, insomma  un’armatura che, se difende dalle brutture del mondo esterno, ostacola tuttavia anche i movimenti più semplici, condannando l’uomo a una vita di sofferenza: “vedere è sapere, e sapere… oh al diavolo! sapere è soltanto soffrire…” Non a caso i tre viaggiatori costretti dall’imponente vento del Nord a rifugiarsi nell’oscuro castello di Osmoc inizialmente scambiamo la sagoma che si aggira per l’alta torre e che riempie la notte di urla terrorizzanti proprio per il colto e misantropo proprietario: ciò “per cui solo s’informa il cosmo dal caos“, scrive difatti Mari, è “l’acquisizione della regola […] e della convenzione sovrana“. Ecco dunque che  l’impeccabile ordine dell’enorme biblioteca di Osmoc appare forse ancora più inquietante della lurida cantina in cui si aggira il mostruoso gemello; allo stesso modo il linguaggio accademico, “da postilla erudita” del primo è portato dallo scrittore a un eccesso tale “da rasentare l’autoparodia e rivelare la componente nevrotico-feticistica di quello stesso stile“.

Di bestia in bestia allora è davvero il libro di una vita, non solo per i temi (il doppio, il mostro, l’infanzia, il passato che non passa) e gli autori (da Stevenson a Poe, da Mary Shelley a Lovecraft, dal romanzo gotico alle rime provenzali) cari allo scrittore ma proprio perché in esso è condensata la concezione stessa che l’autore ha di letteratura: un corpo a corpo con la vita, “una lotta con il mostro fin nei meandri dell’abisso“.



Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti