Vetrina. “Metroland”
Il romanzo di formazione acuto, ironico e profondo di Julian Barnes.
Pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1980, l’esordio letterario di Julian Barnes, Metroland, è stato tradotto in italiano, nell’ambito di un progetto editoriale di Einaudi volto alla pubblicazione dell’opera narrativa dell’autore de Il senso di una fine.
Romanzo d’esordio dunque e romanzo di formazione, che vede protagonista Chris Lloyd, un sedicenne che passa il tempo a prepararsi alla “Vita Vera” insieme a Toni amico inseparabile, con il quale condivide l’ambizioso desiderio di indagare “la sintesi vitale tra arte e vita” e con cui cerca di sviscerare il mistero del sesso. Appassionati francofoni, i due ragazzi in preda all’ansia di crescere, esultano vittoriosi tutte le volte in cui vengono appellati con la parola “signore”, e se ne beano usando toni da vecchi libertini.
“J’habite Metroland” è la risposta che Chris dà al suo insegnante durante le esercitazioni di francese: un nome che indica in maniera più esotica il sobborgo lungo la storica linea ferroviaria inglese, posto in cui si va a vivere perché da lì è facile andare via. Il tempo apparentemente immobile dell’adolescenza, in cui i cambiamenti sembrano riguardare solo le vite degli altri, trascorre tra esercizi intellettuali, ozio costruttivo, bighellonando con uno stile insouciant e osservando tutto con occhio vigile in modo da prendere la vita alla sprovvista. Ma il traguardo dell’età adulta è poco visibile. Dopo la laurea Chris si rifugia nel limbo di un periodo di studio in Francia, dove può mettere in scena il suo essere flăneur. Qui incontra Annick, e mentre il Sessantotto infiamma le strade perde il treno della Storia, imbevendosi nella sua di storia, e lasciando finalmente la verginità tra le lenzuola del suo monolocale.
Con Metroland Barnes indaga il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, nell’Inghilterra degli anni Sessanta, senza ricadere nelle immagini stereotipate degli archetipi adolescenziali della letteratura dell’epoca. Più che ribelli, i ragazzi di Barnes sono assennati, curiosi, colti, i loro dialoghi acuti e ironici. Con uno scritto tutto sommato breve, ma molto intenso, ricco di citazioni, l’autore scava nel profondo delle aspettative giovanili, nelle attese spasmodiche di un qualcosa di desiderato e che deve venire, e che, quando accade, non si fa riconoscere. Il passaggio alla vita adulta come un lento scivolare dei giorni, senza una linea di demarcazione ad avvisare, la profonda riflessione sull’amicizia, sull’umana insoddisfazione che si prova anche dopo aver raggiunto i propri obiettivi e, a conti fatti, sulla felicità. Fortemente consigliato.
- Genere: Romanzo
- Altro: Traduzione di Daniela Fargione.