Libri

Vetrina. “L’algebra e il fuoco”

Francesca Fichera

Una raccolta di saggi di John Barth contro i luoghi comuni della letteratura.

Se di un libro come La testimonianza della poesia di Oscar Milosz è consigliata non soltanto la lettura ma la rilettura, nel caso de L’algebra e il fuoco di John Barth leggere una seconda (o magari anche una terza) volta diventa addirittura obbligatorio.

Bisogna ammettere, infatti, che la raccolta di saggi dello scrittore americano, edita da minimumfax e a cura di Martina Testa, è tutt’altro da un’esperienza d’intrattenimento. Ed è altrettanto lungi dall’essere un ‘manuale di scrittura’ come ci si aspetta che sia, e cioè nell’accezione più comune, recente e forse anche un po’ scontata del termine.

Annoverato fra i padri della letteratura post-moderna – sui cui confini, peraltro, non esita ad interrogarsi lui stesso – Barth non è certo tipo da “10 consigli per scrivere bene” o da rubrica sul come confezionare un buon racconto; al contrario, ciò che dice e scrive a proposito della scrittura, lungo i pregnanti interventi che giacciono raccolti qui, in questa antologia, rema in direzione del tutto opposta – ma, non per questo, avversa. Particolarissima è la visione di Barth, al pari del suo scrivere, che sembra trasporre sul piano saggistico lo stesso fluire multiforme della narrativa post-moderna.

Proprio quest’ultimo aspetto, per contro, rende poco fluente l’esperienza di lettura de L’algebra il fuoco, mutandola in sfida intellettiva e intellettuale d’altissimo livello, in confutazione continua fatta di carta e inchiostro. A ogni pagina un rimando, una citazione, un dibattito – a cominciare dal titolo, riferimento a una metafora usata da Jorge Luis Borges per descrivere «l’unione di una visione intellettualmente solida con una grande perspicacia per le questioni umane» propria del buon narratore. Secondo Barth, d’altronde, una vera linea di demarcazione fra scrittura dell’esperienza e letteratura sulla letteratura (inclusi tutti i trucchi del mestiere) non c’è. Anche l’arte dell’arte è frutto «della vita, felice o misera», in contraddizione con quanto sostenuto dallo scrittore John Garden nel suo celebre pamphlet On Moral Fiction – non a caso ‘nemico’ del post-modernismo.

L’assenza di un programma, di un regolamento fisso, di asserzioni generalizzabili, è l’unico manifesto costruito dalle riflessioni di John Barth, complessa quanto onesta, insolita quanto sincera. Con la sua messa in discussione dei grandi maestri (e colleghi), come Kurt Vonnegut o Donald Barthelme, e a prescindere dal condividere o meno le sue argomentazioni, dimostra al lettore essenzialmente una cosa: la fertilità del dubbio. Che fa de L’algebra e il fuoco una semina di spirito critico.


  • Genere: Saggistica

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