Vetrina. “Ladro di macchine”
Il romanzo di formazione scritto da Richard Weesner, ripubblicato da Fazi a quarant’anni dall’uscita, è un’ottima operazione di recupero della grande narrativa americana.
La prima volta che incontriamo Alex è alla guida di una Buick del ‘59, un’auto rubata, la quattordicesima. È lui il sedicenne protagonista di Ladro di macchine di Theodore Weesner, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1972. Alex vaga, non sa dove andare, attanagliato dal timore di essersi spinto troppo oltre. E infatti il paventato riformatorio diventa realtà. Una specie di prigione, ma lui si rannicchia in una quotidianità rassicurante, fino a rimpiangerla una volta fuori, nel freddo dell’inverno di Detroit e di una casa semi vuota. Alex vive in solitudine. Il padre Curly, operaio della Chevrolet, lo ama, ma ama di più la sua fiaschetta di alcol. La madre vive altrove, con un altro uomo e con Howard, il fratello minore, che gli popola i ricordi di un’infanzia a due, passata in gran parte in una casa famiglia.
Alex vive in un mondo soprattutto interiore, come se la coltre di neve che ricopre le strade del Michigan foderasse anche lo spazio che lo separa dagli altri. Rintanato nei suoi pensieri, trova più rassicuranti i ricordi e gli scenari futuri che il presente. Si sente fuori posto a scuola, e a casa in balia di sentimenti contrastanti nei confronti del padre.
Alex costeggia la vita più che prenderne parte. Sente un estraneo dentro di sé, un doppio che agisce per conto suo, e avverte la necessità di uno schema in cui incastrarsi, e da cui farsi proteggere. Trova una guida in Mr Quinn, un assistente sociale che lo aiuta e lo sostiene, indicandogli, anche in maniera pratica, la via da seguire affinché possa trovare una propria collocazione nel mondo.
Ladro di macchine è un romanzo di formazione in parte autobiografico: lo stesso Weesner fu abbandonato all’età di un anno con il fratello e crebbe in una casa famiglia. Meno noto in Italia rispetto ad altre opere, come Il giovane Holden, a cui viene spesso avvicinato, dà voce a un disagio che trova le proprie radici nella situazione ambientale – Detroit è una fredda e grigia città industriale –e familiare– Alex è figlio di una classe operaia chiusa in fabbrica nei turni di notte. Il suo personaggio non è mai scontato, né prevedibile. Il lettore non riesce a comprenderlo fino in fondo, allo stesso modo in cui Alex non comprende se stesso. Un filo di apprensione è teso dalla prima all’ultima pagina, nell’attesa di scoprire il destino del ragazzo. Con una prosa delicata, schietta, e la capacità di dare voce al silenzio, ai pensieri, agli impulsi dell’anima, e al commovente bisogno di calore, Ladro di macchine rientra di diritto nella tradizione del grande romanzo americano.
- Genere: Romanzo
- Altro: Traduzione di G. Cuva