Vetrina. “La promessa”
La voce di Silvina Ocampo risuona cristallina tra le pagine del suo ultimo romanzo incompiuto e narra i suoi ricordi con una vena surreale e coinvolgente.
Silvina Ocampo, voce potentissima della letteratura argentina del Novecento anche se poco nota al grande pubblico, con questa sua ultima opera incompiuta ci regala una straordinaria testimonianza di narrativa fantastica dove vita reale, ricordi, sensazioni e sogni si mescolano e si sovrappongono, rendendo trascinante la lettura delle sue pagine.
Difficile definire La promessa un romanzo se quello che abbiamo in mente è un romanzo in senso classico, con una narrazione continuativa e autoconclusiva. La Ocampo, grazie ad una scrittura emotiva ed evocativa, sovrappone ricordi e personaggi giocando con il lettore, che si troverà a rileggere più volte gli stessi brani appena variati, come se la ripetizione e la sovrapposizione servissero a rendere ancora più incisivo quello che l’autrice ci sta raccontando.
Il minuzioso lavoro di scrittura e di revisione, a cui la Ocampo si è dedicata fino all’ultimo giorno di vita, diventa un puzzle che il lettore è costretto a ricomporre in base alla propria sensibilità perché ogni personaggio appare più volte descritto in maniera diversa, sia fisicamente (a volte gli occhi sono azzurri, altre neri, altre marroni) che interiormente (a volte è buono, altre cattivo, altre ancora premuroso o fragile) come se la Ocampo intendesse dirci che nessuno di noi è sempre uguale a se stesso ma ogni essere umano è in continua evoluzione e nessuno può conoscere completamente l’altro.
La promessa del titolo è, in realtà, un vero e proprio voto che l’anonima protagonista (identificabile in tutto e per tutto con la scrittrice) fa a Santa Rita (protrettrice delle cause perse) dopo essere caduta in mare. La donna promette che, se si salverà, scriverà un romanzo sulla propria vita entro la data del suo prossimo compleanno ed il romanzo è proprio quello che il lettore si trova in mano. Metaletteratura, quindi, ma anche elementi di psicoanalisi e filosofia in una narrazione apparentemente semplice, per quanto concerne il linguaggio, ma estremamente complessa per quanto riguarda i riferimenti culturali. E non stupisce che Calvino suggerisse la pubblicazione in Italia delle opere della Ocampo. Colui che scrisse la trilogia de I nostri antenati non poteva che amare questo tipo di narrazione fantastica.
Con questa opera la Ocampo si inserisce a pieno titolo nel filone della narrativa fantastica latino americana e si pone come una narratrice appassionata che non si limita a raccontare una storia ma trascina il lettore in una dimensione che non gli appartiene, stimolandolo a comprendere ciò che non è immediatamente intellegibile.
- Genere: Romanzo