Vetrina. “La leggenda del vento”
Stephen King fra oralità e scrittura nell’episodio extra della saga fantasy de La Torre Nera
A meta raggiunta, continuare il viaggio. Non per dire o mostrare qualcosa di nuovo, ma perché i viaggiatori lo chiedono e lo impongono, onde conferire insospettate qualità al loro percorso. E Stephen King, assoluto Re del brivido della letteratura contemporanea, si è dimostrato ancora una volta pronto a seguire e assecondare le sue creature. “Lunghi giorni e piacevoli notti” hanno accompagnato la tormentata stesura della saga fanta-western de La Torre Nera, la cui ultima pagina risale a otto anni fa, nel lontano 2004. Dopo di allora, si pensava che il pistolero Roland Deschain, ultimo cavaliere della stirpe di Gilead, ed i suoi compagni di ka-tet Jake, Eddie, Susannah e Oy avessero già detto tutto quel che era necessario dire. Eppure, anche se racchiusi nella ciclicità di una scrittura compiuta, fra le ali cartonate delle copertine illustrate caratterizzanti i sette volumi della serie, Roland e gli altri pistoleri prescelti dal destino (dal Ka) per impedire il crollo della Torre, fondamentale perno di “tutti i mondi possibili”, hanno ricominciato a sussurrare all’orecchio del loro creatore. Ne è scaturito un episodio aggiuntivo, che di fatto non modifica il cammino dei cinque pellegrini, ma che ha in sé il potere di cambiare il modo di guardare ad esso da parte del lettore. La leggenda del vento (The wind through the keyhole), digressione a tre riprese collocata fra il quarto (La sfera del buio) ed il quinto libro (I lupi del Calla) della saga, è una tappa intermedia, strutturata sfruttando la tecnica narrativa del racconto “a scatole cinesi”, che si configura come omaggio al narrare: all’incommensurabile valore di un’attività connaturata all’uomo e alla costruzione della sua identità.
Delle tre parti in cui è suddiviso il libro, è la terza ad accogliere La leggenda, spunto poetico per rappresentare tutte le azioni e i momenti connessi alla narrazione: il parlare, l’ascoltare, lo scrivere. Roland e i suoi, costretti a interrompere la loro corsa verso la Torre per via dell’arrivo di una terribile tempesta, la starkblast, e rifugiatisi in una costruzione abbandonata, scelgono di dare senso al tempo – della loro attesa, della nostra lettura – raccontando. Perché anche nella favola del “vento attraverso la serratura” (traduzione letterale del titolo) si verifica una starkblast, ed è attraverso questo pretesto che Roland inizia il suo racconto: prima ricordando la circostanza in cui si è già trovato a recitare il mito, e poi, in conclusione, recitando il mito stesso. Così, in quell’apparente pausa narrativa che ospita il dipanarsi di tre vicende differenti, King dona alle parole un rinnovato peso. Ancor più forte se capace, con le poche sillabe dell’inatteso messaggio finale, di estirpare e schiacciare le convinzioni più profondamente radicate. Dentro e fuori la pagina.
- Genere: Fantasy
- Altro: Traduzione di Tullio Dobner