Libri

Vetrina. “La gioia maiuscola di essere scrittori”

Francesca Fichera

Per la collana “Le Silerchie” de Il Saggiatore, le lettere a italiani di Thomas Mann raccolte dalla traduttrice Lavinia Mazzucchetti.

 

“Come si regola l’attività della scrittura rispetto al contesto storico in cui lo scrittore vive?”. Può rispondere un libro come La gioia maiuscola di essere scrittori – sottotitolo: Lettere a italiani – di Thomas Mann, edito da Il Saggiatore nell’impeccabile collana de Le Silerchie.

Il titolo, è vero, può trarre in inganno – e di sicuro lo fa, nella maggior parte dei casi, almeno con chi si aspetta di trovare fra le pagine racchiuse al suo interno il solito, modaiolo condensato di consigli per scrittori in erba. Quello che in realtà il volume – con prefazione di Cesare De Marchi – si propone di fare è restituire il nudo punto di vista di un osservatore esterno sui movimenti della Storia appartenenti a un tempo lontano dal nostro, ma che a quest’ultimo (com’è anche ovvio) ha ancora molto da insegnare.

Quell’epoca è ricostruita, frammento dopo frammento, attraverso un rapido carteggio – attribuito agli anni compresi tra il 1920 e il 1955 – che Lavinia Mazzucchetti, amica e traduttrice del fortunato autore de La montagna incantata, si preoccupò di raccogliere e pubblicare a poca distanza dalla sua morte, onde donare ai posteri l’essenza dello spirito con cui Mann usò sempre rivolgersi agli italiani, che fossero editori (Giulio Einaudi), studiosi (Ferruccio Amoroso) o semplici conoscenze.

Cordialità e devozione emergono dalle pagine del piccolo volume, a volte con un eccesso di affettazione che infastidisce, per quanto figlio legittimo dei toni formali imposti alle comunicazioni del tempo, e di un epistolario comunque da collocare, al di là del rapporto speciale fra la curatrice e l’autore, in un contesto di tipo strettamente professionale. Tuttavia la placidità di Mann, la sottile malinconia incuneata fra le righe e percepibile solo mediante piccoli lampi e sfumature, resistono. Nonostante la Seconda Guerra Mondiale, il “futuro […] avvolto dalle tenebre più fitte”, l’esperienza dell’esilio, il dolore per la morte del figlio Klaus. Resistono e stupiscono, riuscendo nel difficile, quasi impossibile compito di riconsegnare al pubblico l’aura della persona dietro l’autore, oltre ogni confine spaziale e temporale.

Si compie così una parte fondamentale del ritratto storico, artistico, politico e personale di Thomas Mann, per la gioia dei suoi lettori e, soprattutto, degli studiosi della sua opera, ai quali La gioia maiuscola di essere scrittori è indirizzata certamente più che agli altri.


  • Genere: Epistolario

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