Libri

Vetrina. “La festa è finita”

Mariangela Sapere

Un fallimento generazionale nell’esordio autobiografico di Eugenio Vendemiale.

 

Eugenio Vendemiale, classe 1983, racconta di una generazione che ha mollato gli ormeggi, la sua, in uno scritto autobiografico pubblicato dalla casa editrice barese Caratteri Mobili.

I nati negli anni Ottanta, quelli che hanno festeggiato il duemila con un tiro di coca pagato in euro, quelli per cui la scuola è un insieme di cose inutili tra uno spinello e l’altro, quelli che nati borghesi, vogliono darsi arie da trasgressivi, quelli col culo parato che dissipano la rata dell’università in droga e alcol e poi chiamano la madre per avere altri soldi. E poi gli altri, quelli che per strada ci vivono perché non hanno alternative, i volti e i denti consumati dalle aggressioni della vita e delle sostanze, quelli che poi, a furia di vivere per strada, per strada ci muoiono pure.

Vendemiale è adolescente quando sia avvia all’uso di droghe più per apparire che per altro, e intraprende una strada che sin dall’inizio si prefigura come un cammino a senso unico, fatto di poche tappe: comprare, provare, comprare ancora, e poi cominciare a vendere. La vita da studente assomiglia a una festa infinita, in cui gli ostacoli vengono superati grazie al cognome, e grazie a un po’ di fortuna. Un gruppo di amici, che si sposta da Bari a Bologna, esportando un modo di vivere che non contempla l’idea del futuro. Amsterdam è la meta dei primi viaggi, il paradiso di chi si vuole perdere e dove qualcuno, come l’amico Delavera, si perde davvero. E poi la popolarità improvvisa, il riconoscimento sociale, il diventare “di moda”. Vendemiale col suo amico Sicuro, una coppia che piace a uomini e donne, o forse è solo il fatto che vendono droga alle feste, l’apice: i contatti giusti, i giri che contano, i soldi in tasca che ti danno l’idea di aver svoltato.

Eugenio Vendemiale racconta se stesso, e lo fa guardandosi da un poi in cui data la giovane età non può trovarsi. L’impressione è che l’io narrante sia collocato in un futuro a cui non è ancora approdato, come se, dopo aver vissuto in un perenne presente, alla fine della festa, avesse fatto un salto improvviso, acquisendo la capacità di guardare le proprie esperienze dalla lunga distanza. Un percorso narrativo e interiore, che muove dalla grande domanda “perché lo fai?”, a cui lo scrittore dà diverse risposte, tutte possibili e tutte davvero oneste. Un libro tutto incentrato sul consumo delle droghe, un Trainspotting barese, in cui al mero racconto di usi e abusi, di incontri e amicizie, si affiancano un’analisi chiara e precisa degli effetti, delle sensazioni, delle conseguenze, e diversi tentativi di individuare le cause.  

 


  • Genere: Romanzo autobiografico

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