Vetrina. “La ballata di Jonny Valentine”
Il lato oscuro, intimo e crudo della celebrity culture usa e getta: La ballata di Jonny Valentine di Teddy Wayne.
Jonathan Valentino è un ragazzino di 11 anni appassionato di videogiochi fantasy che si fa ancora cantare la ninnananna dalla madre, ma per il mondo è Jonny Valentine, l’angelo del pop, il cantante dalla pettinatura inconfondibile capace di mandare in visibilio migliaia di preadolescenti. Divenuto famoso – come Justin Bieber – grazie ai video caricati su YouTube dalla madre, in soli due anni JV è passato dal cantare per strada ai sold out al Madison Square Garden, merito non solo del suo genuino talento e dello studio costante, ma anche dell’abilità della madre-manager Jane, trentanovenne ex-commessa in un discount, donna esigente e severa – ma a volte anche comprensiva e dolce – che gestisce praticamente ogni dettaglio della vita del figlio, dalle calorie consentite alle frasi da recitare durante concerti e interviste.
Scritto in prima persona dal cantante stesso durante il tour promozionale di tre mesi che lo vede esibirsi in lungo e in largo per gli Stati Uniti con una media impressionante di quattro concerti a settimana, La ballata di Jonny Valentine (minimum fax)dello scrittore e giornalista del New York Times Teddy Wayne si presenta dunque come un diario di un viaggio che però è soprattutto interiore: nelle 400 pagine che compongono il romanzo, il protagonista riversa infatti tutte le sue insicurezze, sia preadolescenziali che artistiche, e le riflessioni su un mondo spietato e artificiale in cui un ragazzino è prima di tutto un brand da promuovere e vendere come qualsiasi altro tipo di prodotto. Tra adulti che lo sfruttano solo per la sua notorietà, interviste pilotate e storie d’amore costruite a tavolino, i pochi momenti realmente autentici – la ricerca di un padre che lo ha abbandonato da piccolo, gli abusi di alcol e droga della madre, la scoperta della sessualità – sono quasi sempre angoscianti. Tuttavia Jonathan non cede alla tentazione di rifugiarsi in un mondo tutto suo ma, contrariamente a quanto ci si possa aspettare da un undicenne popstar che passa le sue giornate tra cardiofitness, sedute abbronzanti e messe in piega, affronta ogni situazione con giudizio, consapevolezza e una maturità che gli adulti stessi sembrano non avere.
Stilisticamente piatto e un po’ sottotono, il romanzo di Wayne ha tuttavia il merito di portare alla luce il lato oscuro della società dello spettacolo in cui viviamo, nella quale ormai la parola “obiettivo” si riferisce alla lente che registra e diffonde la nostra immagine piuttosto che allo scopo che vogliamo dare alla nostra vita.
- Genere: Romanzo
- Altro: Traduzione di Chiara Baffa.