Libri

Vetrina. “Il ladro di gomme”

Roberta Iadevaia

Douglas Coupland: dalla Generazione X a quella dei “ladri di gomme”

Dopo aver finito di leggere Il ladro di gomme di Douglas Coupland (Isbn edizioni) si ha la sensazione che sulla lingua sia rimasta una patina di colorante.  Questo perché lo scrittore canadese, celebre soprattutto per il suo romanzo d’esordio Generazione X, si è divertito ad attingere alla Scrittura come a un distributore di gomme, pescando i vari generi letterari  – dal romanzo epistolare alla pièce teatrale, dal diario al racconto – e mettendoli audacemente insieme. Il risultato è un testo polifonico che cattura il lettore la cui reazione – come nella casa degli specchi – può essere di spaesamento e inquietudine o di divertimento e sfida, oppure tutte queste cose insieme.  Dimenticatevi, insomma,  il romanzo tradizionale: a cominciare dalla trama, composta di inserti quali il diario del protagonista Roger Thorpe –  43 anni, alcolista, depresso, divorziato e per di più commesso nello spersonalizzante megastore di forniture per ufficio Staples. Quando la sua collega darkettona Bethany, più giovane di 20 anni, trova per caso il diario, non resiste alla tentazione di scrivervi dando il via a una corrispondenza lunga e intima che aiuterà sia la ragazza a capire meglio se stessa, sia l’uomo a ritrovare quel minimo di autostima che gli permetterà di completare un suo vecchio romanzo dall’assurdo titolo Stagno del guanto. Lo scambio tra i due è però costantemente interrotto, ora dalle lettere di Dee Dee, l’apprensiva e infelice madre di Bethany, ora da scambi di e-mail del personale meschino di Staples, ora da estratti del romanzo di Roger, surreale parodia di Chi ha paura di Virginia Woolf, la pièce portata al cinema da Elizabeth Taylor e Richard Burton.

Attraverso una prosa limpida puntellata di intelligente ironia, Coupland ci regala un variegato affresco di un’umanità stanca e disillusa, che sogna “quasi costantemente di scappare dalla propria vita”. Tale pessimismo è tuttavia smorzato dalla consapevolezza di essere tutti “nella stessa barca” – proprio  come le gomme nel distributore – una magra consolazione che però consente all’autore di restituire al lettore personaggi vividi e reali, eccezionali nel loro essere comuni. Ma Il ladro di gomme è anche una interessante riflessione sul paradosso della nostra epoca – l’incapacità di comunicazione tra le persone – amplificata proprio dalla abbondanza di mezzi che invece la consentirebbero. Ecco dunque che  la scrittura, costantemente omaggiata nel libro, assume un’importanza fondamentale come stimolo creativo e strumento salvifico quasi contagioso.

In conclusione, si può dire che l’opera dello scrittore canadese sia un’ottima prova di stile; tuttavia, proprio come accade con le gomme,  ne emerge più la forma che il contenuto. Quel colorante che, malgrado la sua illusoria bellezza, non impedisce alla gomma di restare quel che è: un qualcosa che perde inevitabilmente il suo sapore e, nonostante ciò, si continua a masticare.  


  • Genere: Romanzo
  • Altro: Traduzione di Tiziana Lo Porto

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