Vetrina. “Il cerchio”
Un presente possibile, governato da un monopolio social, nel romanzo di Dave Eggers.
Il Cerchio, l’azienda inventata da Dave Eggers nell’omonimo romanzo, è la società per cui chiunque vorrebbe lavorare: menti brillanti, in spazi di vetro e acciaio, i cui i bisogni sono soddisfatti ancor prima di essere formulati.
Mae, la ventiquattrenne protagonista è stata assunta grazie all’amica Annie, poco più vecchia di lei, ma già ai vertici dell’organizzazione. Giorno dopo giorno si impegna nel suo lavoro alla Customer Experience, che viene man mano integrato da livelli aggiuntivi di responsabilità, a cui corrispondono nuovi schermi sul desk e devices da indossare. Dalla salute al tempo libero, dal cibo alle conversazioni con i genitori, ben presto tutta la sua vita diventa monitorabile. I flussi di informazione in entrata esigono un corrispettivo in uscita, l’intera giornata è permeata dalla comunicazione con il mondo. Con i primi successi emerge la sua ambizione, Mae si dedica al Cerchio sempre di più: la sua vita viene dirottata quasi esclusivamente su canali digitali, ogni azione è orientata da smile di approvazione o da frown di disapprovazione. Il suo ex, Mercer, un uomo che sembra fuori tempo, cerca di recuperare con lei un rapporto “umano” e non mediato, ma si trova di fronte una persona che definisce “quasi autistica nei rapporti sociali”, incapace di mettere in discussione la strada intrapresa.
Il Cerchio è stato paragonato a 1984 e regge bene il confronto. A differenza dei protagonisti del romanzo di George Orwell, che subiscono il controllo del grande occhio, i circler si sottopongono volontariamente ad ogni tipo di sorveglianza, lasciandosi mettere lacci e rinunciando alla privacy in nome di un’assenza di segreti che per loro è sinonimo di democrazia. Mae sacrifica tutto proprio in nome della trasparenza, si lascia inglobare, perfetto ingranaggio di un sistema che la controlla continuamente attraverso milioni di occhi. Sia il core business sia il tipo di organizzazione fanno inevitabilmente pensare a compagnie come Google e Facebook, portate all’estremo. Tutto sembra candido e bello, ma condotti all’eccesso anche i valori più nobil, si rivelano essere invisibili sbarre di una grande prigione. C’è un limite oltre il quale la democrazia svela il suo volto totalitario. Questo limite lo si varca quando ci si dimentica che il fondamento di un mondo democratico non è l’obbligo di condivisione ma la libertà. Ed Eggers ce ne persuade facendoci sentire l’oppressione derivante da scelte “spontanee”, che generano un totalitarismo non violento ma permeante, e spingendoci a riflettere sulle derive possibili del nostro essere social.
- Genere: Romanzo
- Altro: Traduzione di V. Mantovani.