Vetrina. “Esploriamo il diabete con i gufi”
Lo sguardo ironico di David Sedaris, le riflessioni su se stesso e sull’America, i viaggi, le disavventure e i monologhi surreali e arguti.
Esploriamo il diabete con i gufi di David Sedaris è un insieme di racconti su base autobiografica, misti a brevi monologhi creati per i forensics degli studenti americani, incontri dibattiti in cui vengono letti dei brani o interi racconti.
David Sedaris ci ha abituato da tempo alla condivisione delle proprie esperienze di vita personali, e nel corso degli anni, la sua persona, il David nato a Realeigh, North Carolina, è divenuto un personaggio. Il piccolo ragazzino gay, cresciuto in una famiglia numerosa, con il padre dal ritratto autoritario e minaccioso – che però visualizziamo in camicia cravatta e mutande con un bicchiere in mano – ormai è uno scrittore affermato che gira il mondo. In questo libro David rivela qualcosa di più della sua personalità, ossessiva compulsiva, parlando della sua abitudine di tenere un diario dal 1977, in cui annota gli eventi della giornata. Scrivere invece di vivere. Come guardare una foto anziché il panorama. Frammenti apparentemente insignificanti come l’annuncio all’aeroporto che il signor Adolph Hitler è desiderato al deposito bagagli, che vengono riesumati e trasformati in racconti divertenti.
Dalla ricerca un regalo speciale, un gufo impagliato da donare al fidanzato Hugh per San Valentino, alla tentazione di comprare lo scheletro di un pigmeo, all’esperienza della colonscopia. Gli scontri con la burocrazia inglese, il fantastico e disgustoso resoconto del viaggio in Cina. Anche le sedute dal dentista diventano un qualcosa di divertente e di cui non si vorrebbe smettere di leggere. Nei sei monologhi il narratore veste i panni dei peggiori personaggi d’America. Una satira del bigottismo, dei pregiudizi americani fatti da un americano che vive all’estero, e che guarda la sua nazione delineando alla perfezione, e in modo surreale, i contorni, i difetti, i modi di fare.
Sedaris non ha il senso della vergogna, o almeno lo annulla con l’ironia. Ad esempio non prova pudore nel confessare che da piccolo tentò di stringere amicizia con una ragazzina grassa di colore perché gli piaceva sentirsi superiore. Non si preoccupa di esporre le proprie fissazioni, i propri difetti; scrive senza ipocrisia, mettendo su carta, con tanta autoironia, sia i comportamenti opportunistici che quelli melodrammatici.
La sua maggiore dote è quella di farlo con candore. Questa è la parola. Oltre al fatto che scrive in modo esilarante. Per gli affezionati, il libro è un altro tassello della sua saga, che si vorrebbe non finisse mai. Per i neofiti, una scoperta da fare, una lettura divertente e scorrevole.
- Genere: Racconti