Vetrina. “Dubliners 100”
I famosi racconti di Joyce celebrati dalla penna dei nuovi scrittori irlandesi.
Quindici autori irlandesi, riuniti dalla casa editrice Tramp Press – in Italia pubblicati da minimum fax – hanno accettato la sfida di riscrivere i celebri racconti di James Joyce per celebrare il centenario della pubblicazione di Dubliners, edito nel 1914 da Grant Richards, dopo il rifiuto di 15 case editrici.
Come le storie di Joyce, che, indipendenti l’una dall’altra, insieme creavano nelle intenzioni dell’autore un capitolo della storia morale della sua nazione, così i nuovi racconti destrutturano e rimettono insieme un’Irlanda nuova e antica: case di mattoni in cui i comignoli vanno a fuoco, con la Dublino vista dai social. Atmosfere diverse, protagonisti lontanissimi, espressione poliedrica dell’essenza irlandese.
Non solo riscrittura dunque. I quindici scrittori, hanno scelto liberamente se restare legati all’originale o allontanarsi alla ricerca di un’altra Dublino. Riconosciamo in alcune storie la stessa traccia dell’originale: Una piccola nube di John Kelly può tranquillamente essere definita una cover, con gli stessi personaggi, il piccolo Chandler e il suo amico di successo Ignatius Gallaher, che si re-incontrano dopo otto anni, cento anni dopo. In altri, tra il vecchio e il nuovo c’è un oceano, come Controparti, di Belinda McKeon, in cui Farrington, l’impiegato, padre di cinque figli, che si distrae dal lavoro per recarsi al pub, diventa Elizabeth, irlandese trasferitasi a New York, social addicted, che invece di scrivere un comunicato stampa sull’evento internazionale Re:Joyce, passa il tempo a twittare e controllare gli aggiornamenti delle sue conoscenze irlandesi sui social, arrivando a conseguenze estreme. In altri casi, gli scritti nuovi tradiscono gli originali solo apparentemente. La nuova Eveline è un ragazzo, che come la sua versione antica, rinuncia a seguire il suo amore, in questo caso una clandestina, facendo ritorno alla rete tessuta da sua madre. In Argilla di Michèle Forbes la lavandaia Maria, si trasforma in Conor un ragazzo grasso. È Halloween, e come la povera Maria, anche lui si trova a cantare, e il canto diventa la cifra della sua solitudine.
Come nella maggior parte delle raccolte, alcuni racconti colpiscono e catturano il lettore, altri corrono veloci senza lasciare traccia ma, nel complesso, l’operazione celebrativa funziona. I pronipoti delle genti di Dublino, come tutti gli eredi, a volte tradiscono, a volte no, le proprie radici. Ma serbano nelle loro vene una buona percentuale di quello stesso sangue, talvolta misto a birra, che si fa portatore dell’identità isolana.
- Genere: Antologia
- Altro: Curatela di Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai (Thomas Morris per la versione originale). Traduzione di aa. vv.