Vetrina. “Come fossi solo”
Il coraggioso romanzo d’esordio di Marco Magini sul genocidio di Srebrenica.
In Come fossi solo, menzione speciale della giuria al Premio Calvino 2013, la scrittura di Marco Magini è come una cascata di ghaia: scorrevole e insieme densa, che scivola e allo stesso tempo si ferma, appesantendo gli istanti. D’altronde, la verità che ci ricorda è ben più dura della pietra: è storica e viene da anni a noi relativamente vicini, sul finire del Novecento. «Il più grande crimine compiuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale», la strage di Srebrenica.
Era il 1995 quando si compiva, ma Magini non usa il tempo in maniera regolare, sceglie di svelarci l’orrore (o una sua parte, perché molto di questo resta inimmaginabile) a partire dai suoi effetti. Da ciò che è venuto in seguito. Così veniamo immessi nella storia dal punto di vista verosimile di Dirk, rappresentante di quei caschi blu olandesi che assistettero allo scempio senza intervenire; ci troviamo nel bel mezzo della sua furia, incontrollata ed eccessivamente sboccata come quella d’un adolescente. Subito dopo fa la sua comparsa Romeo González, il quale invece rappresenta la giustizia in quanto istituzione ed ideale – quest’ultimo specialmente messo a terribile prova, tanto da uscire devastato in ogni modo possibile, nel libro e fuori. Compito del magistrato è emettere la sentenza nei confronti di Dražen Erdemović, che oltre a essere il terzo personaggio del romanzo è anche la figura fondamentale su cui Magini basa la sua rielaborazione narrativa del materiale storico e processuale.
La guerra parla tramite una doppia voce interiore – quella dell’olandese Dirk e del bosniaco Dražen – mentre la legge umana, terza e in terza, è volutamente distante: la strategia creativa di Magini è abbastanza chiara, e l’autore, sebbene al suo esordio, dimostra di sapervisi confrontare, alternando i discorsi con discreta grazia in un climax lento che conduce al massimo fine: la trasmissione della memoria. Come fossi solo supera il muro dell’indifferenza – «quando qualcosa dovrebbe interessare a tutti finisce per non interessare nessuno» – anche a costo di cadere, per brevissimi momenti, nella retorica e nel pathos di qualche frase ad effetto. Ma dopo aver tremato la sua parola torna a stare in piedi su se stessa, come un birillo, per mettere sul banco d’accusa soprattutto i colpevoli impuniti
«Possiamo davvero fare giustizia come esseri umani? Esseri umani […] figli della loro storia e dei loro piccoli problemi quotidiani, di inezie che possono portare a cambiare l’ordine degli eventi»: alle atrocità del mondo Magini aggiunge quella di un dubbio insoluto, foriero di una solitudine infinita.
- Genere: Romanzo