Cinema Il Film della Settimana

Varda par Agnès

Gaia Apicella

Il 29 Marzo 2019 si è spenta a Parigi Agnès Varda, fotografa, regista e artista nata il 30 Marzo 1928 a Bruxelles, in Belgio.

Per ricordarla e riscoprire un po’ della sua filmografia e carriera, oggi parliamo del film Varda par Agnès, che è stato realizzato dalla stessa Agnès Varda e presentato fuori concorso al Festival di Berlino del 2019, e che per la triste occasione è stato messo visibile in chiaro sul sito di ARTE (seppur ad oggi soltanto con sottotitoli in francese o in tedesco).

Sotto forma di una vera e propria chiacchierata ambientata all’interno di un teatro con il pubblico e divisa in due tempi – il periodo analogico, dal 1954 al 2000, e  il periodo digitale, dal 2000 fino alla fine – la regista ripercorre il suo cinema e più in generale la sua arte (anche con le numerose videoinstallazioni realizzate nel corso della sua vita) e la sua carriera, alternando scene del film o dell’opera di cui parla, riutilizzando il materiale per associazioni e rifiutando l’ordine cronologico.

Il tempo è sempre stato un elemento fondamentale per Varda e in questo lavoro riesce ad annullarlo e ad accompagnarlo con i cambiamenti facendo coesistere tempi diversi attraverso il mescolamento delle immagini e degli stili molteplici dei film analizzati, restituendo così la vera essenza del cinema. Per dimostrarci questo suo pensiero utilizza uno dei suoi capisaldi, Cléo de 5 à 7 (1962), in cui al centro c’è il rapporto della protagonista con la vita e la morte, e in cui sono presenti due forme di tempo: il tempo soggettivo che dipende da se stiamo bene o male, se abbiamo paura o ci divertiamo, e il tempo oggettivo, cioè meccanico, e diviso in ore, minuti e secondi.

Così come queste due forme di tempo, per lei ogni movimento di macchina è una presa di coscienza che le permette di passare dall’oggettivo al soggettivo e viceversa, usando spesso ripetizioni e stravolgimenti del punto di vista e portando avanti un discorso aperto e ben affrontato ma che non viene mai chiuso completamente.

Il suo film d’esordio racconta la storia di un villaggio di pescatori e si intitola La pointe courte (1954); la pellicola è stata montata da Alain Resnais e realizzata dalla regista senza esperienza, ma con una struttura particolare: due film mescolati in capitoli, uno più pulito e l’altro che rievoca il neorealismo, e alternando momenti privati e momenti sociali.

Per la Varda il cinema è sempre un modo per guardare il mondo e la realtà e cercare all’interno di essi, a prescindere dal successo dei film. Consapevole di ciò a un certo punto del documentario dice  “Alcuni miei film sono andati bene, altri sono stati un disastro”.

Tutto il racconto di Varda par Agnès è accompagnato da tre parole che l’hanno guidata nella sua vita e sono state alla base della realizzazione delle sue pellicole:

ispirazione, ovvero il motivo o l’idea che ci spinge a fare un film e che procede per vie misteriose;
creazione, ovvero in che modo facciamo il film, con quali mezzi, a colori o no, cioè il momento del lavoro;
condivisione, il cui senso è nel non fare i film per guardarli da soli ma per mostrarli e condividerli con il pubblico.

A questi tre termini, la Varda accosta il concetto della spiaggia come fonte di ispirazione e di passaggio mentale perché ingloba tre elementi che sostengono la sua idea di realtà e di un tempo non lineare e che ritroviamo all’interno delle sue opere: il cielo, il mare e la sabbia. E la spiaggia l’accompagnerà per tutta la vita, facendole realizzare il film Les Plages d’Agnès proprio per chiarire l’importanza di questo luogo. In Varda par Agnès, la spiaggia diventa inoltre il luogo dove disporre tutti i trofei della sua carriera; ovvero la vittoria nel 1985 il Leone d’Oro a Venezia con Sans toit ni loi e l’Orso d’argento, gran premio della giuria al Festival di Berlino, nel 1965 con Le bonheur, oltre che l’Oscar alla carriera assegnatole nel 2018.

Gli altri due argomenti che accompagnano ogni suo film sono il sesso e la politica. Ed è proprio dalla narrazione di Varda par Agnès e dalla visione delle donne dei suoi film che si comprende la lotta della regista per le questioni femministe e il suo modello di donna moderna, libera e padrona di sé, ad esempio in Sans toit ni loi attraverso la protagonista Mona, ribelle e senza vincoli.

Inoltre per Agnès Varda è stata importantissima la sua storia d’amore con il marito Jacques Demy, di cui parla in modo molto toccante e al quale dedica il documentario Jacquot de Nantes (Garage Demy), a cui lavorò mentre il regista stava morendo come un modo per rielaborare la tragedia che stava vivendo.

Interessantissimo è anche l’inserimento, nell’opera di cui stiamo parlando, dei pareri dei compagni di viaggio, come Nurith Aviv (direttrice della fotografia), Sandrine Bonnaire (proprio l’attrice interprete di Mona in Sans toit ni loi) ed Hervé Chandès (direttore della Fondation Cartier).

All’interno di questo documentario si è dato tantissimo spazio anche all’installazione Patatutopia, presentata alla Biennale di Venezia nel 2003 e rappresentata da tre schermi: al centro c’è una patata a forma di cuore e ai lati sono mostrate le diverse fasi di “invecchiamento” della patata. Essa è ricollegata al film Les glaneurs et la glaneuse (2000), in cui insieme a degli spigolatori di patate scopre che alcune di esse hanno la forma di cuore.

Elencare tutte le opere trattate è impossibile ma abbiamo sicuramente ripercorso tutte quelle più importanti per capire il senso di questo documentario e vedere il risultato così profondo e particolare che racchiude la visione di Agnès Varda e una grande lezione sul cinema, coinvolgendo lo spettatore e lasciando un segno fortissimo subito dopo averlo visto, specialmente attravero un finale che rappresenta pienamente la Varda, travolta dalla tempesta e dalla sabbia.


  • Diretto da: Agnès Varda
  • Prodotto da: Rosalie Varda
  • Scritto da: Agnès Varda
  • Musiche di: David Chaulier, Alan Savary
  • Fotografia di: François Décréau, Claire Duguet
  • Montato da: Agnès Varda
  • Casa di Produzione: HBB26, Scarlett Production, MK2 Films
  • Data di uscita: 13/02/2019 (Berlino), 29/03/2019 (ARTE)
  • Durata: 115 minuti
  • Paese: Francia
  • Lingua: Francese

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