Un amico straordinario
“Once upon a time”. Un toccante articolo di Tom Junod del novembre del 1998 – pubblicato sulla rivista Esquire – inizia proprio così, come una semplice fiaba. Eppure non lo è, perché la vita dello storico showman televisivo Fred Rogers è simile ad una raccolta di parabole religiose senza tempo e senza età, che colpisce particolarmente per gli aneddoti, per la visione dell’esistenza e del mondo, e per come l’uomo innatamente possa avere la capacità di donare e donarsi all’altro. E quindi come si può definire e/o categorizzare (se possibile) una persona del genere? Se lo chiede anche il giornalista proprio nel titolo “Can you say….hero?”.
A distanza di più di vent’anni, l’articolo diviene il soggetto per l’adattamento cinematografico, ossia Un amico straordinario (titolo italiano di A beautiful day in the neighborhood), diretto da Marielle Heller, ove il sempre sopra le righe Tom Hanks interpreta Mr. Rogers.
Il film (a differenza dell’articolo, ove il giornalista si sofferma sui momenti trascorsi con Rogers, e su svariati incontri tra quest’ultimo e dei bambini con situazioni familiari e psicologiche delicate) analizza il rapporto umano tra il celebre conduttore dello show nazionale Mister Rogers’ Neighborhood ed il giornalista Lloyd Vogel (alter-ego di Junod) – interpretato da Matthew Rhys – il quale viene incaricato di andare a intervistare la stella americana del momento.
Il rapporto tra i due andrà oltre la sfera puramente formale e professionale, perché Lloyd diviene come un’anima da salvare per Mr. Rogers (a causa di svariati problemi personali, tra cui la perdita improvvisa della madre, e di conseguenza un rapporto complicatissimo con il padre, che ne hanno rovinato la childhood), ed il reporter – attraverso la conoscenza di una persona più unica che rara – entra in conflitto con la parte più negativa di se stesso, per provare a mutare la sua visione sulle cose e sul mondo.
La regia della Heller, seppur si soffermi sugli aspetti emotivi, psicologici, psicanalitici dei personaggi e del rapporto tra loro stessi, non manca di creare quell’alone di fiaba che lo stesso soggetto/articolo in fondo ha (attraverso una tecnica di scrittura didascalica e surrealista, come se il lettore fosse un bambino), utilizzando infatti delle inquadrature che fungono da establishing shot, realizzate in stop-motion (per intenderci, tecnica intravista anche in alcuni film degli ultimi anni come L’isola dei cani di Wes Anderson o Benvenuti a Marwen di Robert Zemeckis).
Oltretutto, avviene nella narrazione un intreccio vorticoso tra la televisione ed il cinema, dato che nell’incipit lo show di Rogers diviene un narratore in campo della storia, ed il confine tra spettatore televisivo e spettatore cinematografico viene annullato, catalizzando l’occhio come se si trovasse in un episodio del programma, trasmesso dalla tv di casa. Una sorta di immagine-cristallo, stavolta non tra il reale e l’immaginario, ma proprio tra due differenti media: la forma cinematografica e la forma seriale/televisiva.
Tale tecnica diviene funzionale anche per descrivere analiticamente un personaggio dalle mille sfaccettature, e per inserirlo a pieno in una storia della televisione, che guardando oggi le logiche di mercato sembra alquanto datata: un modus operandi e cogitandi, non solo per distribuire la cultura, per porsi come insegnante digitalizzato, o come compagno durante le giornate delle famiglie americane, ma anche come pilastro di uno specifico immaginario, di una particolare visione della vita, caratterizzata dalla bellezza, dalla bontà, dalla positività, dai sogni, dall’immaginazione più sfrenata. Una missione per Mr. Rogers, per educare all’umanità le piccolissime generazioni e per sensibilizzare la sfera emotiva degli adulti, spesso deteriorata dalle esperienze negative.
D’altronde, il soggetto diviene sia la delizia sia la croce del film, il quale si fossilizza sulle dinamiche prese in prestito dall’articolo giornalistico, non sviluppando una completa caratterizzazione dei personaggi, che dia una visione tout court sia della vita di Fred Rogers (soprattutto ad un pubblico non americano), sia della psicologia del vero protagonista della pellicola, ossia Lloyd.
Forse per conoscere ancor meglio Rogers e tutta la magia che c’è intorno a lui, dovremmo guardarci (come ha fatto un bambino menzionato nel soggetto di Junod, il quale trovò la sua medicina in videoteca) gli oltre 865 episodi dello show televisivo più celebre e di successo d’America, così da scovare il peculiare spessore umano di un uomo, che il film in quasi due ore non riesce a trasmettere (l’uscita italiana in sala prevista per marzo, è stata posticipata a data da destinarsi, a causa dell’attuale pandemia). Eppure, l’interpretazione di Tom Hanks (che ha ottenuto la candidatura agli ultimi Oscar) è maniacale, dato che si è immedesimato completamente, con la mimetica, con la dialettica, e attraverso una particolare cordialità, in un personaggio poliedrico e sui generis.
La televisione, tal volte (anche più del cinema), diviene un tubo catodico, che entra prepotentemente in camera da letto, come più di un amico immaginario, ossia un amico visibile e meccanico; e tale potere del piccolo schermo, professionisti come Rogers lo compresero prima e più di ogni altro (come dimenticare anche in Italia per esempio, l’importante funzione didattica che ebbe sulla popolazione il programma Non è mai troppo tardi di Alberto Manzi, in un’epoca ove l’analfabetismo era una piaga sociale).
C’era una volta una persona che donava gratuitamente e senza filtri positività alle persone; c’era una volta una televisione che trasmetteva cultura, insegnamenti, spensieratezza, a chi ne avesse bisogno; c’era una volta l’infanzia, piena di sogni immaginifici e possibili, che potesse durare tutta la vita, come una sindrome di Peter Pan; c’era una volta una celebrità, non con maschera o con poteri speciali, ma semplicemente con un’innata indole di aiutare, ascoltare, comprendere e dare, qualsiasi cosa dal profondo dell’essere, che potesse migliorare la quotidianità di tutti, perché credeva fortemente che la vita è meravigliosa (sfortunatamente non così idilliaca come nell’omonima pellicola di Frank Capra).
Tornando all’inizio, Un amico straordinario inconsciamente estrapola (di nuovo) un quesito, o chissà una domanda retorica: sono questi i veri eroi?
- Diretto da: Marielle Heller
- Prodotto da: Youree Henley, Peter Saraf, Marc Turtletaub, Leah Holzer
- Scritto da: Micah Fitzerman-Blue, Noah Harpster
- Protagonisti: Tom Hanks, Matthew Rhys, Susan Kelechi Watson, Chris Cooper
- Musiche di: Nate Heller
- Fotografia di: Jody Lee Lipes
- Montato da: Anne McCabe
- Distribuito da: Sony Picture Releasing
- Casa di Produzione: TriStar Pictures, Tencent Pictures, Big Beach, Mr. Youree Productions
- Data di uscita: 07/09/2019 (Toronto), 22/11/2019 (USA)
- Durata: 109 minuti
- Paese: Stati Uniti
- Lingua: Inglese
- Budget: 25 milioni di dollari