Musica

Tweak Bird – Undercover Crops

Gianpaolo Giordano

Power-rock pop duo in salsa Melvins: dall’Illinois, i fratelli Tweak Bird.

Ashton e Caleb Bird, due fratelli provenienti dall’ Illinois, formano insieme i Tweak Bird, una delle band più in risalto nell’attuale panorama rock emergente americano. Prolifico come pochi, questo duo, in seguito all’ottimo Reservations ed il primo album omonimo, presenta il suo ultimo lavoro, Undercover Crops.

            Ciò che impressiona dei Tweak Bird è il miscuglio eterogeneo di innumerevoli influenze carpibili in pochi minuti di canzone. Due di esse appaiono le più indicative: da una parte c’è quel rock crudo tipico delle formazioni duo, a tratti blueseggiante, ma in questo caso prevalentemente grunge, se non stoner (spiccano tra i modelli ispiratori i Melvins, compagni di tour tra settembre e ottobre 2012 – tra i compagni di palco possono tra l’altro vantare i Tool); dall’altro il pop, le melodie vocaliche in attrito con il suono sporco e graffiante della chitarra, una combinazione inaspettatamente vincente che può distinguerli da fenomeni musicali apparentemente simili, ma più in voga come i The Black Keys.

            Queste due tendenze convivono all’interno dell’album, talvolta creando miscele interessanti, talvolta prevalendo l’una sull’altra. Un caso a parte è Moans, cantilena elettro-rock che, al motto di un ossessivo “Everyone is paranoid”, apre le brevissime tracce di Undercover Crops. Quest’album, a differenza dei precedenti, presenta infatti una maggiore predilezione per le strutture elementari: pur utilizzando pochissime note, i Tweak Bird son capaci di offrire una prodotto musicale variegato. People è il pezzo più melodico dell’album, basato sulla ripetizione di soli due accordi e sulle elucubrazioni vocaliche di Caleb; dalle sfumature punk anni Settanta di Psychorain, si passa agli interessanti ritmi sincopati à la Melvins di Weight; i ritmi decelerano e l’atmosfera cambia in Pigeons, blues cadenzato con finale multiforme, ai battiti fuzzy al segue un solitario effetto tremolo; in Bunch o’ brains fanno capolino per pochi secondi assoli noise, mentre Know it all conclude l’album riprendendo ancora una volta ritmica e sonorità delle tracce precedenti.

            I Tweak Bird confermano con quest’ultimo ep una svolta che li ha portati ad un’impostazione più minimale, ben lontana dai presupposti creatisi all’uscita dei loro primi lavori, i quali rendono maggiormente l’idea delle potenzialità creative dimostrate dal vivo. Comparando la complessità del primo album e il carattere scarno di Undercover Crops, sembra quasi che questo duo abbia cercato di avvicinarsi all’orecchiabilità, un intento senza dubbio riuscito, ma che non può non deludere, almeno parzialmente, le aspettative dei fedelissimi. Buzz Osborne incluso.



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